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I drammi del mio giardino La giornata era caldissima. Le abitatrici del gran formicaio giacevano inoperose e assonnate nelle loro piccole celle. Poco dopo il tramonto del sole, Febbrajola una grande formica, per et
Quelle formiche, d'un'audacia e d'un coraggio diabolici, si rizzavan sull'addome appena tocche, s'avventavano con furore contro la punta del mio bastone, eran tremendi guerrieri capaci dei più inauditi eroismi; se io gettava loro qualche insetto, era un accorrere da ogni dove, un fermarlo, un assalirlo per quanto esso potesse sembrare smisurato al confronto degli assalitori; se scoperchiavo il formicaio, le abnegative abitatrici del luogo correvan tosto a nascondere e a riseppellire le uova così esposte, e si rizzavano a guardar donde venisse l'attacco, e senza frapporre indugio rimediavano alla catastrofe, ricostruivano immediatamente le abitazioni distrutte.
Talora si richiamava a quell'aura ingannatrice, talora se era più dolce la tristizia che la governava, cantando in voce lamentevole, rivolgevale nel proprio accento l'inno che soleano cantare le abitatrici del monte. Aura soave e queta Che intorno a me t'aggiri E i flebili sospiri Ascolti del mio cor; Amica deh! li reca In sen del caro bene, Narragli le mie pene, Narragli il mio dolor.
Parola Del Giorno
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