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Mi permetto di suggerir loro una cosa: d'aggiungere che anche la Marchesa Matilde di Toscana ha implorato con loro dal Pontefice la grazia, che sia ricevuto. Donna Matilde. Ecco! Vedete se m'ha riconosciuta? Landolfo. No. Mi perdoni. È che teme tanto l'avversione di quella Marchesa che ospitò il Papa nel suo Castello.

Versaglia non è più una reggia; è da quarant'anni un museo. «A toutes les gloires de la France» ci scrisse su quel povero Luigi Filippo, che le rispettò tutte, le ospitò tutte, anche richiamandole dall'esilio, ma ebbe, a quanto pare, il torto gravissimo di non aggiungerne abbastanza di sue. La guerra d'Africa non doveva servire ad altro che a formare i generali per un'altra dinastia.

Bene. Bisogna dunque che finalmente si venga al giudizio, da coscienza a coscienza. Non è possibile, per te, per tua madre, per l’accusato, per me stessa che vi ospito

La moglie dell'Imperatore? Arialdo. No. La moglie dell'Imperatore è Berta di Susa, sorella di Amedeo II di Savoia. Ordulfo. E l'Imperatore, che vuol esser giovane con noi, non può soffrirla e pensa di ripudiarla. Landolfo. Quella è la sua più feroce nemica: Matilde, la marchesa di Toscana. Bertoldo. Ah, ho capito, quella che ospitò il Papa... Landolfo. A Canossa, appunto! Ordulfo.

Cencio possedeva parecchi castelli dentro Roma. In uno di questi ospitò Guiberto, e quivi si aperse officina di progetti e di attentati contro Gregorio. Ripulso la prima volta, Guiberto aveva fatti novelli tentativi per avvicinarsi ad Ildebrando. Perocchè egli non era vesano al segno da non comprendere che un giorno o l'altro il pontefice avrebbe trionfato. E se corrotti dal donneare e dalla frega dei dissidi aveva i costumi, nell'anima nudriva sempre sentimenti generosi e blandi. Che perciò, malgrado dure fossero state le risposte di Gregorio e talora anche proterve, egli non rifiniva di inculcare ai suoi moderati partiti, e misure piuttosto adatte a piegare il pontefice e ritorcerlo da quel suo fatale sistema di riforma e di dominio. L'arcivescovo però malamente conosceva la tempra dei nemici d'Ildebrando; e' s'illudeva nel potere degli uomini e del tempo onde rimuover costui dai suoi propositi. Il vescovo di Bovino, Cencio, ed il cardinale Ugo Candido si unirono a consiglio una sera e si appigliarono al partito che non passer