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Ma quando il cumulo delle acque, furiando imperversato, quasi che fosse ansioso di ricuperare l'antico dominio (però che la terra emerse dal profondo del mare al comando di Dio),¹ si precipita a flagellare i confini del mondo, dove trova l'insuperabile argine, e il solo degno di sommettere la sua spaventosa potenza, la parola del Creatore, che lo respinge indietro: ma quando rotolandosi per l'ampiezza del suo spazio travolge il naviglio che incontra nel corso fatale, onde il nocchiero disperato di ogni umano soccorso guarda il cielo, ed il cielo gli si mostra minaccioso, questi non ha più scampo, il flutto che vede agglomerarsi da lungi deve eseguire la sentenza di morte che la natura ha pronunziato contro di lui; allora tra i pensieri della vita futura s'insinua tristamente la rimembranza della sua famigliuola che gli strazia le viscere: e i figli? e la moglie? dorme ella? su lo stridore dei venti, tra il muggito del mare parle sentire il suo nome sospirato nel delirio di una orribile agonia, balza atterrita, corre al lido, e non iscorge che flutti sommossi e cielo ottenebrato: che Dio faccia pace all'anima del naufrago; ma doveva sfidare il terribile elemento col peso dei figliuoli sul cuore? Quando tutto è sconvolto, quando tutto è paura, e terrore, felice quel sicuro che gode spaziare su l'ultimo lido della terra, e sorridere di quel sorriso col quale si accolgono i più cari amici, all'onda che dopo avere sommerso mille navigli viene a spezzarsi tra le scogliere della spiaggia! Felice chi nel fragore del tuono, e nell'urlo salvatico dei mostri marini può sentire una dolce armonia, una voce di amore, simile a quella che acquietò i dolori della sua fanciullezza! Ma più avventuroso colui, che nell'ora della procella commise il suo corpo ai flutti agitati! Lo pregavano gli spettatori, pei Santi e per la Vergine, a non osarlo; ma egli, sprezzando i consigli della paura, si compiacque vedersi sospeso su gli abissi, la descrizione dei quali fa abbrividire migliaia di gente: certo egli sembrava un atomo vagante per la luce; conobbe il pericolo d'essere ad ogni momento disfatto, mirò la faccia della morte, impallidì; e in ricompensa fu la sua anima purificata di ben molte passioni del fango, di ben molte umane imbecillit

Impari la morte il Re che fu vinto. Il giorno destinato per termine della gloria, quel giorno medesimo, chiuda le palpebre della sua vita mortale. Dal campo dove lo prostra la forza si guardi attorno, qual lusinga lo affida? Non v'è braccio che si levi per lui: il pianto dei desolati, che si smarrisce nell'urlo della vittoria, adesso solo, insistente, gli si addensa su l'anima. Se tra lo avvilimento di essere tratto in trionfo dietro il carro del vincitore, e la morte, ha scelto lo avvilimento, meno che rettili furono coloro che lo sopportarono, e la corona cadde su la sua testa come l'embrice su quella di Pirro. Non si sgomenta allo insulto dei codardi che accorrono quasi a festa per riparare all'ombra della grande caduta? Non lo tormentano gli scherni dei traditori? Al confine della sua meditazione non vede una vendetta di sangue, una giustizia sul taglio della spada nemica? Il vincitore teme Dio, non lo uccider

Tutti i calcoli dell'Albani si erano avverati. Una pioggia lenta, fresca, abbondante, simile in tutto alla pioggia naturale, scendeva sulla terra a vivificare gli animali, le piante, i campi e le onde. L'artista non potè contenere un grido di soddisfazione; ma quel grido andò perduto negli applausi, nell'urlo di dieci milioni di spettatori. Quando l'Albani abbassò lo sguardo con sublime compiacenza per leggere su quella immensa superficie di teste l'ammirazione dell'opera sua, le teste erano gi