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Non è in cui tal virtù, tal grazia luca, o tal possanza: ed è di Roscia duca. 85 Porta in azzurro una dorata sbarra il conte d'Ottonlei ne lo stendardo. L'altra bandiera è del duca di Marra, che nel travaglio porta il leopardo. Di più colori e di più augei bizzarra mira l'insegna d'Alcabrun gagliardo, che non è duca, conte, marchese, ma primo nel salvatico paese.

Quivi dal signor della terra e ricevuto e onorato fu volentieri e sovvenuto. Quindi in Toscana tornatosene, per alcun tempo fu col conte Salvatico in Casentino. Di quindi fu col marchese Moruello Malespina in Lunigiana. E ancora per alcuno spazio fu co' signori della Faggiuola ne' monti vicini ad Orbino. Quindi n'andò a Bologna, e da Bologna a Padova, e da Padova ancor si ritornò a Verona.

91 In mezzo la spelonca, appresso a un fuoco, era una donna di giocondo viso; quindici anni passar dovea di poco, quanto fu al conte, al primo sguardo, aviso: ed era bella , che facea il loco salvatico parere un paradiso; ben ch'avea gli occhi di lacrime pregni, del cor dolente manifesti segni.

Verbigrazia: colui che nel vizio della lussuria si lascia cadere, percioché la lussuria per la sua bruttezza è simigliata al porco, esso diventa porco, quantunque effigie umana gli rimanga; e il rapace diventa lupo, perché il lupo è rapacissimo animale: e cosí quello luogo è salvatico, come privato d'ogni umana stanza.

Il mio padrone divenne d'improvviso pensieroso e severo colla moglie, la quale se ne afflisse, senza però lagnarsene mai. Allora parve disposta a tornare di buon umore, ma il marchese era così salvatico, e le rispondeva con tanta durezza, che fuggiva piangendo nella sua stanza. Io ascoltava tutto nell'anticamera.

ditemi, accio` ch'ancor carte ne verghi, chi siete voi, e chi e` quella turba che se ne va di retro a' vostri terghi>>. Non altrimenti stupido si turba lo montanaro, e rimirando ammuta, quando rozzo e salvatico s'inurba, che ciascun'ombra fece in sua paruta; ma poi che furon di stupore scarche, lo qual ne li alti cuor tosto s'attuta,

Che , che , ch'io sarò indivino! LELIA. Addio. ISABELLA. Udite: vi volete partire? SCATIZZA. Basciala, che ti venga il cancaro! CRIVELLO. L'ha paura di non esser veduta. LELIA. Orsú! Tornatevi in casa. ISABELLA. Voglio una grazia da voi. LELIA. Quale? ISABELLA. Entrate un poco dentro a l'uscio. SCATIZZA. La cosa è fatta. ISABELLA. Oh! Voi sète salvatico! LELIA. Noi sarem veduti.

ditemi, accio` ch'ancor carte ne verghi, chi siete voi, e chi e` quella turba che se ne va di retro a' vostri terghi>>. Non altrimenti stupido si turba lo montanaro, e rimirando ammuta, quando rozzo e salvatico s'inurba, che ciascun'ombra fece in sua paruta; ma poi che furon di stupore scarche, lo qual ne li alti cuor tosto s'attuta,

ditemi, acciò ch’ancor carte ne verghi, chi siete voi, e chi è quella turba che se ne va di retro a’ vostri terghi». Non altrimenti stupido si turba lo montanaro, e rimirando ammuta, quando rozzo e salvatico s’inurba, che ciascun’ ombra fece in sua paruta; ma poi che furon di stupore scarche, lo qual ne li alti cuor tosto s’attuta,

ditemi, acciò ch’ancor carte ne verghi, chi siete voi, e chi è quella turba che se ne va di retro a’ vostri terghi». Non altrimenti stupido si turba lo montanaro, e rimirando ammuta, quando rozzo e salvatico s’inurba, che ciascun’ ombra fece in sua paruta; ma poi che furon di stupore scarche, lo qual ne li alti cuor tosto s’attuta,