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Che ne la rossa mischia A voi mordenti il fango de la via, In canto di letizia Il rantolo mutò de l’agonia. in Val Ganna Senza gloria di marmi e senza croce, Qui ove giunge al tuo cor, lieve su i venti, De l’alpine freschissime sorgenti L’eterna voce; Qui fra i macigni ruïnosi e foschi Guatanti dal silenzio de le alture I vellutati pascoli e le oscure Linee de’ boschi;

Amatevi fra voi, pei dolci e belli sogni ch’oggi fioriscon su la terra, uomini de la penna e de la guerra, uomini de le vanghe e de i martelli. Schiudete i cuori: in essi irrompa intera di questo l’eterna giovinezza. Io passo e canto che vita è bellezza, passa e canta con me la Primavera. Alla mia seconda bambina vissuta un mese.

Ora il caprifoglio selvatico e gli spini della caverna di Massabielle, pur sotto l’ombra della rupe sentivano il nascere delle foglie; incendiato nell’alta lontananza, puro come l’eterna aridit

Ella è colei che non trovò la pace mai, pur quando l’ebbe faccia a faccia, e il suo dolore amò, sol d’esso in traccia correndo, e solo in quel disìo tenace. Ella è colei che nacque per andare andar, fin che le manchi il soffio e il passo, e morte eterna uguagli il corpo al sasso sotto l’eterna fissit

Allora, nel popolo di Israele, stava per nascere oscuramente la rivoluzione cristiana. Rumoreggiava, in un mondo piegato sotto la forza delle spade, l’eterna rivolta dei miserabili. Ed era in Giuda che il rumore nasceva, nel focolare di tutte le ribellioni, nella stirpe creatrice d’ogni terribile idea.

Poi i tre vecchi si raccolsero intorno al tavolo rotondo del salotto, come i diplomatici a congresso, per discutere un arduo problema, assai più scabroso di molti affari di Stato, l’eterna questione dell’amore e del matrimonio.

Fatta questa lieve riflessione, pensai che soltanto la giustizia è bendata, non il buon senso; per il che provvidi a riaprire gli occhi. Litzine e Madlen eransi coricate; una dolcissima coltre nascondeva l’eterna forma del peccato. Sui guanciali di pizzo, disciolte, si arruffavano le lor dissimili capigliature. Una entrava nell’altra, come il fieno scuro nella paglia bionda. Spensero il lume.

Così pure diceva, sul pianoforte in sordina, l’eterna Canzone del Missouri: Et j’eus souvent d’autres romans; j’ai connu d’autres baisers, trop vite epuisés...

Rumoreggiava, in un mondo piegato sotto la forza delle spade, l’eterna rivolta dei miserabili. Ed era in Giuda che il rumore nasceva, nel focolare di tutte le ribellioni, nella stirpe creatrice d’ogni terribile idea.

In quella camera vecchia, fra quelle mura stinte, mi pareva riudir lontane le canzoni di Tiberiade, e più lungi, con sordi strepiti, rumoreggiare in un mondo piegato sotto la forza delle spade l’eterna rivolta dei miserabili... Hai una treccia che ti veste, Madlen, come il fiocco abbrunito dal sole veste la pannocchia del grano...