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Un momentino, scusi... permetta, e uscì sempre strisciando, e ruzzolando, per ricomparire quasi subito con un fascio di carte, che spiegò dinanzi a Nora, dopo essersi inforcati gli occhiali sul naso. Ecco qui, signora duchessa. Veda lei stessa il riassunto dei bilanci degli ultimi anni, che ho fatto estrarre appunto in questi giorni.

E mi sentii esaurito da questo sforzo di energia. Non occorreva darle altre spiegazioni. Ella osservò attentamente il ritratto, sorrise e lo porse ai signor Bardi che, inforcati gli occhiali, tendeva il collo curiosamente. L'osservò con attenzione anche lui, ma non comprese di che cosa si trattasse. Chi è? domandò. Lasciai che rispondesse mia madre: La mia futura nuora! Ah!

Giulia era in ammirazione, la Nena rimaneva estatica, miss Dill, inforcati gli occhiali sul naso, approvava gravemente, ma con convinzione, e la vecchia marchesa, che stava in disparte e che proprio bene non lo poteva vedere, esclamava tratto tratto: O l'è na vea maavegia; o l'è na vea magnificenza!

Nel 1777 un ingegnere della marina francese li trovò armati di spadini: il ciabattino dal grembiule di cuoio e dal sudicio vestito; il parrucchiere dal sacco pieno di cipria. Inoltre qualunque artigiano, uscendo di casa nel costume proprio del mestiere, andava armato d’un’ampia e vecchia parrucca, sovente d’un paio d’occhiali inforcati sul naso³⁹.

La campana continuava a suonare lenta, monotona, sinistra su quell'osceno tripudio. La gente fitta sulle scalinate di Badia si rizzava in punta di piedi, si spenzolava dai parapetti delle gradinate. Un gruppo di preti stavano solenni, maestosi sulla porta della chiesa; i preti, non meno degli altri, curiosi, gli occhiali inforcati, e due di essi ritti su sgabelli.

Desiderosi oltremodo di salutare il decano dei poeti allora viventi, Vincenzo Monti, n'andammo a Monza col Papadopoli. Trovammo il povero vecchio adagiato, o, per dir meglio, giacente in un seggiolone. Teneva gli occhiali inforcati sul naso, e leggicchiava non so qual commedia di Goldoni.

Ci mettemmo a sedere sotto un finestrone onde una gran luce pioveva nella sala. Erano le 9 della mattina e lo spedale faceva la sua toeletta, pieno d'un gran chiacchierio che s'intrecciava fra i letti, arrivava con gl'inservienti, usciva dalla stanza delle suore, per l'uscio socchiuso. Una vecchia suora, inforcati gli occhiali, scriveva in un gran libro squadernatole innanti, sulla tavola.

Lentamente, colla mano tremula, si levarono gli occhiali che tutte due si erano inforcati sul naso per aiutarsi a leggere, una parola l'una, una parola l'altra, e rimasero mute a guardarsi, a fissarsi lungamente.... Gesù Maria Joseph! Gesù Maria! Che disgrazia! Che ribalton!

Chi sono quei villani? udì Matteo domandare nella stanza vicina da uno di quei signorini dagli occhiali inforcati sul naso. E suo figlio a rispondere: Sono i coltivatori di una mia tenuta. E' mi hanno visto bambino, e, povera gente, mi voglion bene come lor figliuolo. Matteo e la moglie si guardarono in volto quasi spaventati. Suo figlio li rinnegava!