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Verso mezzogiorno, passando per una stradina solitaria, vidi scritto sul muro d'una casa, accanto a un'iscrizione romana: Casa de huespedes. Almuerzos y comidas; e leggendo, sentii lo stimolo, come dice il Giusti, di bassa fame, che deliberai di saziarla in quel qualunque bugigattolo al quale m'ero abbattuto. Infilai una porticina, mi trovai in un patio.

Apersi la finestra. La brezza gelida della notte mi rincorò; d’altronde il rumore naturale dell’acqua corrente, tornò a parermi per un momento la sola causa delle mie paure. Ma quando il freddo m’ebbe fatto rinchiudere i vetri, ecco di nuovo salire, rasente i muri la nota bassa, grave, la nota umana che mi atterriva. Allora mi vestii alla meglio ed uscii nel corritoio. Le tavole avvezze ai passi muti delle scarpe di panno, scricchiolavano e gemevano come nuove nel morto silenzio della casa. Infilai la scala. Le porte delle stanze al primo piano erano tutte spalancate e per la bocca rischiarata sugli orli mostravano profondit

Ma dove ottenere più precise notizie, dove potermi congratulare con quel poveretto, dove poterlo riabbracciare? Corsi all'ex monastero di Santa Patrizia, infilai daccapo quel lungo e oscuro corridoio che m'aveva guidato alla cella di Totò e con una indescrivibile emozione picchiai al numero 40.

Strappai quattro quadri e sfondandoli a pedate li infilai sulla testa a quattro amici. Poi tutti giù per la scala dirigendo l'orchestra e cantando il «buona sera... buona sera...» del Barbiere di Siviglia. L'ordine di partenza non venne.

E rividi, che non mi parea vero, la cima del mio campanile, e poi i fumaioli dei vicini, e finalmente infilai il viottolo che mena alla mia casa. Per quanto fosse stata posta la strada fra le gambe, la notte ci aveva precorsi. A cinquanta passi dalla mia ortaglia chi mi vedo venir incontro?

Oh che cattiveria! , questa mi sembrò una cattiveria e una mancanza di cuore. Presi dal tavolino il mio ricamo e infilai l'ago senza rispondere. Io avevo forse desiderato la visita di mio cugino ed ecco che la speranza tanto rosea si mutava in un'aspra realt

Vai in casa Caccianimico? Certo. Non m'hai obbligato a promettere che si sarebbe fatta un'eccezione per loro? Infilai la pelliccia, misi il cappello e uscii, dopo avere stretta la mano di Lidia, che aveva senza dubbio moltissime cose interessanti a dirmi.

E non se ne parlasse più e si piangesse e si ridesse insiemeTutte queste riflessioni, mi portarono due o tre volte sulla soglia di casa, ed altrettante me ne ritrassero; finalmente mi riuscì di rompere il fascino, infilai il portone d'un balzo, salii gli scalini a quattro a quattro, ed in un attimo fui innanzi a lei che mi era venuta incontro lagrimosa sul pianerottolo.