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Gli rispondevano dando fiato alle trombe, e volgendo il tergo alla battaglia: incredibile tradimento, se le storie del tempo, guelfe e ghibelline, nol riferissero. I Baroni napolitani, nella medesima maniera dei Pollacchi nell'antica costituzione, montavano a cavallo nei pericoli del Regno, e, come essi, formavano la principale, o la più numerosa parte degli eserciti: chi ha letto la storia di Polonia, si maraviglia della somiglianza tra i Pospoliti e le masnade dei Baroni napolitani; medesimo il lusso, medesima la instabilit

Oh sospirato d'indulgenza alterna Malagevol ritorno, allor che fiamma Di discordia civil tocche ha l'irose Schiatte de' forti! bastò la fuga Delle guelfe di Napoli bandiere E del lor collegato empio Manfredo A raddur tosto pe' Saluzzii lidi L'armonia del perdono e delle paci. Aperti scherni ed avventate punte Di calunnia secreta e più crudele Affliggean le famiglie, e singolari Ne seguìano certami e vïolenti Scoppi a vendette. Il buon Roccel, perduti Ambo i vecchi parenti, e contristato Dallo spettacol di cotanti sdegni, Caduta in troppe a lui sembrò bassezze La stirpe umana entro la patria terra. Di Milan sorrideagli e de' Visconti La rimembranza, ed a Milan s'avvia Vagheggiando col fervido pensiero I costumi leali e generosi Della citt

In Toscana, in Lombardia, in Piemonte le cittá si rifacevan guelfe, e le piú facevan Carlo capo di lor vari governi, di lor signorie, signore. In Lombardia, i due grandi capi ghibellini Oberto Pelavicino e Buoso di Doara finirono, quegli poco piú che signor privato di castella, questi spoglio del tutto. Se Carlo si fosse contentato d'Italia, egli l'aveva allora.

Anche lasciando la santitá e l'utilitá politica di quell'imprese a cui dopo Gregorio X niuno attese piú per due secoli, restano belli e superiori alla sua etá gli sforzi per cui egli fece richiamar i ghibellini nelle cittá guelfe di Toscana, e conchiuder paci tra re Carlo e Genova, tra Venezia e Bologna. Carlo all'incontro faceva ricacciare i ghibellini ripatriati.

Genova, stanca di sua tumultuosa libertá, s'era sottoposta ad un governo simile a quello dell'emula Venezia, a un doge . Cittá guelfe e ghibelline del paro, a vicenda e quasi a gara, precipitavano nel governo d'uno, doge, duca, signore o tiranno.

Oltre gli umori tra nobili, e borghesi una mala peste ingombrava le campagne, ed erano le famiglie di contadini collegate fra loro a modo di tribù; anch'esse assumevano nome di guelfe e ghibelline, ma agevolmente lo mutavano; in questo solo ferme, saccheggiare più, che potessero: non importa dirne il nome, basta la infamia; e di queste ai preti resse il cuore valersi per rendere subietti cui in loro fidò; ai tempi nostri i Prelati romani diversi; solo tu vogli ricordare le centurie di Gregorio XVI, e i masnadieri benedetti di Pio IX.

Morí Amedeo V in Avignone, dov'era andato a promuovere una nuova crociata presso ad uno di que' papi infingardi . Seguendo separati i due rami di Savoia e di Piemonte o Acaia, questi, che non aveano ad attendere al di dell'Alpi, attesero tanto piú al Piemonte, e vi s'ingrandirono tra' nuovi marchesi di Monferrato, e gli antichi di Saluzzo, e gli Angioini, e le cittá guelfe e ghibelline, e i tirannucci e i condottieri; mentre i cugini di Savoia li aiutavano all'occasione.