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Viottole ripide e scoscese per creste di monti, fiumi gonfi per recenti piogge, greti infocati dal sole, mettevano paura ai viandanti più arditi; ma la pratica degli animali e quella vigile ed esperta dei guidatori scansavan pericoli e danni. «Io mi meravigliava», scriveva il Rezzonico a proposito della sua gita da Palermo a Segesta, «come potessero i muli ora inerpicarsi all’erta di que’ dirupi sassosi, ora passare fil filo d’uno in altro solco sulla margine d’un viottolo che qual tenue cornice scorreva intorno all’inclinato piano d’un colle; e più volte per l’orrore dell’imminente pericolo rivolgeva gli occhi altrove, e morivano gli sguardi miei contro la schiena ardua del monte, che quasi quasi poteva toccare distendendo la mano.

Gli uccelli svolazzavano sui cespugli vicini senza timore, pascolavano sui greti saltellando d'intorno, mandando qualche allegro garrito a mezza voce, mentre il capinero solfeggiava sugli alberi e l'allodola intuonava un a solo melodioso innalzandosi sull'orizzonte.

Qui presso, nei greti della fiumana. Ottimamente; insegnate la strada. E così dicendo, messer Pietro, sempre ilare e disposto alla celia, spronò il cavallo per tener dietro a Giacomo Pico. Ma la faccenda non garbava punto al Picchiasodo, a cui era balenato un pensiero più vasto.

La gran plaga vermiglia dall’orizzonte saliva lentamente verso lo zenit, tendeva ad occupare tutta la cupola del cielo. Un vapore di metallo in fusione pareva ondeggiare su i tetti delle case; e nel chiarore discendente dal crepuscolo raggi gialli e violetti si mescolavano con un tremolío d’iridescenza. Una lunga striscia più luminosa fuggiva verso una strada sboccante su l’argine del fiume; e s’intravedeva al fondo il fiammeggiamento delle acque tra i fusti lunghi e smilzi dei pioppetti; poi un lembo di campagna asiatica, dove le vecchie torri saracene si levavano confusamente come isolotti di pietra fra le caligini. Le emanazioni affocanti del fieno mietuto si spandevano nell’aria; era a tratti come un odore di bachi putrefatti tra la frasca. Stuoli di rondini attraversavano lo spazio con molto schiamazzo di stridi, trafficando dai greti del fiume alle gronde. Nella moltitudine il mormorío era interrotto da silenzi di aspettazione. Il nome di Pallura circolava per le bocche; impazienze irose scoppiavano qua e l

Frattanto un torpore malarico invischia l'acque stagnanti. I licheni sui greti son bruciacchiati dai passi infocati dei demonî che strisciano verso i rifugi delle streghe... Maledetto scannatoio, lugubremente infestato dall'eterno gracchiare dei rospi inspirati!... Satura di fuliggine e striata di fosforo, l'aria s'infeltra tutta di vampiri dai grandi occhi di donna levantina...