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Questo suono continuo, cadenzato, confuso con le voci monotone e le cantilene dei mulattieri accresceva il supplizio del viaggio²³⁰. Vogliamo sentirne una di siffatte cantilene? Ce la dice il Rezzonico, che la udì nelle sue escursioni per l’Isola: Au! cani, cani, Spaccafurnu, cani!

⁵²⁷ Rezzonico, op. cit., v. I, pp. 47-48. A tanta profusione di ornamenti e di doni di natura il gusto dei patrizî spese tesori. Gli artisti più illustri vi tornarono sempre, chiamati a gareggiare di affreschi, di tele, di sculture, di ornati, che attestavano non solo il merito loro, ma anche il senso squisito dei signori che li chiamavano e largamente li retribuivano.

Sua madre, Laura, una contessa Rezzonico di Vicenza donna di fibra gracilissima e di temperamento eccezionalmente sensibile, erasi unita assai giovane in un matrimonio di puro amore al conte Gottardo Polverari. I medici, che nella salute di lei sempre malferma, fatti esperti da sconfortanti prove del passato avean gi

²²⁸ Rezzonico, op. cit., v. I, pp. 120; II, 68-70. Per buona ventura le cose non andavano sempre così, anzi ci andavan di rado: e solo chi cercavali, certi guai, li trovava.

³⁵⁴ Rezzonico, op. cit., v. I, p. 152. Poichè nei ritrovi c’incontriamo sempre con donne, qualche altra notizia di esse non dovrebbe tornare superflua. Ma dove cercarla se i nostri scrittori, meno il Villabianca, non ne hanno alcuna?

Erano per lo più racconti di viaggi, cronache del risorgimento nazionale, poesie patriottiche: libri che donna Laura sceglieva ella stessa con sagace discernimento. E riesciva piacevole e commovente insieme, l'udire gli aneddoti, che l'elettissima dama trovava occasione di interpolare a quelle letture: ora a proposito di qualche scrittore, ch'ella aveva avvicinato da fanciulla, quando nello storico palazzo dei Rezzonico s'accoglievano, col fiore della cittadinanza vicentina, ospiti festeggiati, i più illustri artisti d'Italia, ora a proposito di taluno di que' giovani e valorosi patriotti, che condiscepoli al suo Gottardo ne' lieti tempi dell'Universit

In Alcamo, «con le sue merlate mura e le torri, ora quadre, ora rotonde del suo castello... regna la miseria e lo squallore, avvegnachè vi siano alcuni ricchi cittadini e qualche bella casa di magnifica apparenzaAnche quivi il Rezzonico veniva sopraffatto «da miserabile volgo di storpj, di muti, di cenciosi... gravissimo flagello dell’umanit

⁴⁸⁶ Rezzonico, op. cit., v. I, pp. 52-53. Non c’è forse viaggiatore che giungendo a Palermo non abbia cercato di visitare e poi descrivere queste catacombe, ora non più aperte alle seppellizioni. III, lett. Capitolo XXIV.

³³ Rezzonico, Viaggio della Sicilia e di Malta, in Opere raccolte e pubblicate dal prof. Fr. Mochetti, t. V, pp. 106 e segg. Como, 1817. La dimostranza, tutta popolare, concepita ed eseguita, come altre simili, per edificazione e svago della folla, non ebbe il plauso dell’illustre gentiluomo: e non poteva averlo, vivendo egli in mezzo a nobili e signori, e con principî severamente classici.

²⁷⁹ Rezzonico, Viaggio, pp. 133 e 139. In Cefalù l’inglese Galt trovava «un tempio senza pari e una miseria senza nome»²⁸⁰. ²⁸⁰ Galt, Voyages, p. 77.