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E veramente per la prima volta sorrise.... L'indomani mattina Ugo era capo di un drappelletto di lance in vanguardia, moveva al castello di Adalberto, e così parlava ad Aroldo, un capitano di Gisalberto, che gli era accosto: Io vi dico che la sorpresa deve riuscire benissimo. Sentite: lo spione che inviammo col

Cavalieri! ebbe ancora cuore di urlare Ugo: tenete i catenoni! ma non aveva ancora detto, che ecco la torre barcollò verso la fossa.... Egli che si stava attaccato ai congegni delle ruote posteriori fu balzato a cinque passi sul terreno: la torre con fragore di ruina schiantò il ponte contro le mura nemiche, e precipitò nel fossato Gisalberto, Aginaldo e quanti armati v'aveva.

Morti Aginaldo e Gisalberto: abbandonate le macchine sul campo: lasciativi i cadaveri insepolti e i feriti inutilmente imploranti piet

Ugo dunque fu accusato: il castello di Aginaldo due notti dopo sorpreso dagli armati di Adalberto, i quali violarono la fierissima vedova rimasta e poi la serrarono in un monistero a fare penitenza: assediato il forte di Gisalberto che lasciava due figliuoletti ed unica guida un maestro d'armi: Baldo ringhiò che sapeva e doveva resistere da , che i suoi capegli bianchì non aveva mai creduto gli avessero a dare la vergogna somma, e Baldo alzò il ponte levatoio giurando di voler uccidere Adalberto e il traditore dell'impresa.

Ma non vedeva il maestro. Gli armati nell'ardore dell'assalto udirono quel comando, e credendo fosse ubbidito, o, a meglio dire, fremendo unicamente per menare le mani, erano giunti all'alto. Aginaldo liberò un catenone, poi l'altro, tenne la fune del ponte perché abbassasse a poco a poco, ma lasciò andare. Gisalberto esultava: Investiamo con impeto!

Baldo ancora aspetta coi cavalli! Che aspetta? In quella quattro uomini, gittando l'armi, venivano per la montagna, abbandonate le macchine e lasciati vilmente i compagni. Come videro i cavalieri e il trombetto Aimone, certo si sentirono a mal punto, il perchè due ad alta voce dissero a giustificazione: Aginaldo e Gisalberto sono morti!

Ildebrandino e Oberto stavano colle macchine da un lato verso la valle. Ugo dal lato seguente, in direzione del castello d'Ildebrandino, e con lui c'erano Gisalberto e Aginaldo. Baldo doveva guidare le lance e i fanti.

Era il ponte una lunghissima tavola, sostenuta da catenoni, la quale si abbassava, precisamente come i levatoi, a mettere in comunicazione la piattaforma del battifredo colle mura nemiche. Calate il ponte! gridavano ancora Gisalberto e Aginaldo, correndo sulle strette scale. Maestro Sega, mettete i contrappesi! comandava Ugo con poderosa voce: Girate le ruote e tendete le corde!

E gli armati che erano sul battifredo, si precipitarono giù dalle interne scale di esso, perchè fosse più leggiero; e, attaccatigli cavalli dai lati, e dietro spinto da Ugo, Aginaldo, Gisalberto e da molti fanti, quello si avanzò, tentennando maestosamente, fino a dieci passi dal fossato. Arrestatosi, gli armati s'incalzarono per salirlo, gridando:-Calate il ponte!

Si erano mandati innanzi i balestrieri, i valentissimi di messer Aginaldo, con Irnando, coll'ordine di principiare l'offesa su un lato per ingannare il nemico, facendogli su quello concentrare la difesa: poi venivano le torri e le macchine balistiche con robuste travi, e queste dovevano investire dai fianchi più deboli: poi cento saluzzesi, forniti di scale e armati di scuri, con Eleardo, i quali avevano comando di starsi appiattati nelle boscaglie per correre ad un segnale al ponte e al portone: poi i cavalli e i fanti: c'erano Ildebrandino con Oberto, Ugo, Aginaldo, Gisalberto, Baldo.