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Non era più «guastato», o miracolosamente il gioielliere aveva riparato il guasto in un soffio. Uhm! disse Ariberto a medesimo. E gli parve che Nenni Forcioli fosse di cattivo umore; poi, sul finir del ricevimento, Gioconda gli disse alcune parole sottovoce: spiegava; e Nenni Forcioli si rasserenò. Il padrone.

La principessa scendeva in fretta, ed era tutta sorridente. Vado a pranzo gli disse dalla duchessa della Pandura. Costei era la cognata del duca, che avea confabulato, poche ore innanzi, nella sala del Circolo, col Latania. La duchessa era una donna gaia, spensierata, elegantissima, ma di quelle donne che ricorrevano spesso al gioielliere De Carlo. Nella sua casa si avviluppavano molti intrighi.

Egli s'aspettava che lo pregasse di offrire alla principessa un oggetto di gran valore: invece il banchiere gli avea detto: Anderete dalla principessa Gorreso e le addurrete in scusa che volete mostrarle un gioiello finissimo, testè da voi ricevuto.... Ne avrete? Oh, rispose il gioielliere, alzando una mano, se ne ho.... Forse troppi!

Ma Dio mio! dimentico che il tempo vola e che mia cugina mi aspetta per andare dal gioielliere. Addio, duca. Sono contenta di avervi incontrato. Ah! è la Spagna che vi attira! Qui c'è sotto un mistero. Ma silenzio! siate sicuro di me, sono muta come la tomba. Dovreste però farmi le vostre confidenze. Addio, duca. Silenzio! disse Giorgio, ridendo questa volta, sono qui incognito.

Oh, oh! disse il banchiere, e tutti fecero silenzio; quella biricchina mi costa abbastanza caro: un occhio della testa. Ancora questa mattina ho ricevuto per lei da Parigi una collana che ho pagata cinque mila lire.... Essa ne aveva vista una simile nella vetrina del gioielliere di corte e le era piaciuta tanto che ad ogni modo mi toccò prometterle d'andargliela a comperare. Ma vedete fatalit

Trovate ad ogni modo il tempo di andarvi. Lo troverò.... E che desiderate ch'io faccia? Il gioielliere fu meravigliato della proposta, che gli svelava il Weill-Myot.

Chiedendo a lui sessantamila lire, essa dovea credere di domandargli a pena un servizio ed esser sicura che glieli avrebbe, in pochi giorni, restituiti. Che erano sessantamila lire per lei? Dovete, riprese l'americano, parlando al gioielliere, presentarvi oggi alla principessa. Se non fossi molto occupato! rispose il De Carlo, i cui occhietti scintillavano di malizia.

E tu non parlare, e che non si sappia mai.... Il gioielliere fece un gesto come per esprimere che era superflua ogni raccomandazione. Il Weill-Myot accomiatò il De Carlo, dopo averlo ringraziato del suo buon ufficio: e, rimasto solo, prendeva i gioielli, li guardava di nuovo e li gettava in un cassetto nel quale, per ben richiuderlo, girava due volte la chiave. Sono soddisfatto! mormorò fra .

Poi li aprì in fretta un dopo l'altro; e alzata la sua testa seducentissima da que' diamanti, che sfavillavano innanzi a lei, guardò il vecchio gioielliere con un sorriso ineffabile, uno di quei sorrisi che hanno i fanciulli, quando arrivano inopinatamente a possedere una cosa da essi agognata. Che valore dareste voi a tutti questi diamanti?...

La principessa, un ginocchio appoggiato ad una poltrona, i gomiti su la tavola, gli occhi affissati nel gioielliere, aspettava, nella massima trepidanza, ch'egli parlasse.