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Il malato con un bianco berretto da notte in capo, col petto scoverto, si lasciava tastare. Lo riconobbi subito. Era l'ercole di Giffuni. Ma sa che ho pensato a lei tante volte da che sono qua dentro? Mi dia la mano almeno: ora non glie la lascio più come quella sera, si ricorda? Mi avr

Ha un cerino? chiese l'ercole, che aveva vuotato nel cavo della mano il fornellino della pipetta e ora la ricaricava, lentamente. Ne prese un fascetto dalla scatola che gli porgevo e se li mise in saccoccia. Scusi se mi permetto... Ma qui a Giffuni non c'è un solo cortile che abbia uno straccio di lume. L'altra notte per poco non mi sono spaccato il capo a un muro... Ma lei che ha, dottore?

Macché! fece l'ercole, raggiustando sulla piccola testa quasi calva un sudicio berretto di pelo marrone A Giffuni Vallepiana? E Pompei non è meglio! Citt

Addossato allo stipite della porta mi sentivo quasi male. Ah, la vita, la vita! Povero ercole! E ora comprendeva egli la sua condanna?... Chiusi gli occhi. Rividi, come in un sogno, Giffuni, la piazzetta del mercato, la grande baracca, quelle viuzze malinconiche e anguste.

Non mi vide. Ah, fu meglio! Roba da niente, direte, solite storie che seguono tutti i giorni, cose che s'incontrano a ogni passo. , è vero. E pur io non potrò mai dimenticare quel triste corteo silenzioso, sotto quel cielo opalino di Giffuni, nell'augusta via fiancheggiata da scure bottegucce e quell'infelice che strappavano al romoroso suo Circo per chiuderlo in un carcere.

Per tre o quattro giorni si rifece alla memoria degli occhi miei, doloroso e insistente, quello spettacolo. Seppi fra tanto che Bamboccetta, la piccina, se l'era portata via la madre; che per la Gilda, rimasta a Giffuni, s'era fatta una colletta e mi vi dovetti anch'io sottoscrivere per farla partire per Tricarico ov'ella andava a cascare addosso all'impiegato postale; che la roba dell'ercole era stata sparsa un po' qua un po' l

La naturale emozione che anche mi penetrava mi tenne desto sotto le coltri per un bel po'. Che cosa dunque era accaduto nella baracca dell'ercole? Al mattino lo seppi. La Rosina se ne era scappata via col pagliaccio, e quel Rigo, il gobbetto, le aveva tenuto mano. E l'ercole aveva accoltellato il gobbetto. Cominciò Giffuni a parermi detestabile, a un tratto.

E al suono della rauca voce grossolana si voltarono pur a guardare verso la porta i miei compagni di tavolino del Caffè Grande al Corso. Era l'ercole della troupe d'acrobati attendata a Giffuni dietro il mercato bovino. Buonasera risposi Che c'è? Non si lavora?