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È fama che codesta distinzione avesse voluto una volta arrogarsela il March. di Geraci Ventimiglia recandosi col Vicerè Duca de Uzeda a passeggiare alla Marina, e che questi, per tanta impertinenza, lo avesse mandato in carcere. L’atto del Ventimiglia fu invero audace; ma il nobil uomo non poteva dimenticare di essere il Marchese per eccellenza, in tutta Sicilia¹²⁰, un piccolo re dei suoi stati con facolt

A ciò preparavansi navi e armi, men poderose che l'anno innanzi, per diffalta di moneta, e perchè faceano assegnamento maggiore sugli animi de' popoli, simulando mansuetudine quand'era tornata vana la forza. Par che in Sicilia tenessero a questo disegno, secondo l'indizio della spia presa a Geraci, i principi di controrivoluzione testè detti.

«Oh gran virtù dei cavalieri antichiviene da esclamare alla stupefacente notizia che un giovinetto di Casa Ventimiglia (Giovanni Luigi), solo perchè dei Marchesi Geraci, rifiutava la nomina viceregia di Senatore.

Sugli ultimi piani dei palazzi del Cassaro, sotto i tetti, sporgevano, a brevi distanze, logge coperte. Quivi ad ogni pubblico spettacolo sacro o profano, religioso o civile, centinaia di testoline avvolte in candide bende si movevano irrequiete occhieggiando sulla fluttuante folla del corso. Erano le nobili suore dei Sett’Angeli e dell’Origlione, di S.a Chiara e di Montevergine e del Cancelliere, eran quelle delle Vergini e della Martorana e di S.a Caterina, le quali vi giungevano per lunghi, tortuosi cavalcavia, come quello stranamente maraviglioso di S.a Chiara, che andava di fronte al Palazzo Geraci, o per meati sotterranei, come quello che dalla Martorana riusciva sul Palazzo Gugino (Bordonaro) alle Quattro Cantoniere. Il capriccio femminile sposato all’audacia spensierata aveano con ingente spesa costruito questa specie di tunnel che a Maria Carolina parve (15 aprile 1799) opera romana. Un secolo dopo, livellandosi la via Macqueda, tra la Universit

In un diploma di Carlo I dato il 20 settembre duodecima Ind. è ordinato al capitano di Geraci di fornir sei once d'oro a Francesco de Tore da Milazzo, che per seguire il re avea perduto tutti i suoi beni in Sicilia; il qual danaro si dovea togliere da' beni de' traditori in Geraci. Dal r. archivio di Napoli, reg. 1283, A fog. 56, a t.

Non dice la persona, indica l'uficio di costui in modo più particolare. Potrebbe indi supporsi che presedesse in quell'incontro al parlamento, il primo de' capitani del popolo di Palermo, Ruggiero Mastrangelo, che alla esaltazione di re Pietro ebbe, forse in merito di tal servigio, la carica di giustiziere ne' territori di Geraci, Cefalù, e Termini.

¹²⁰ È noto che quando in Sicilia si diceva senz’altro il Marchese, non s’intendeva se non lui, il Marchese di Geraci. Vedi Villabianca, Diario, in Bibl., v. XXI, pp. 5 e 200.