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L'Indicatore si trasformò in giornale letterario. Gli articoli estratti da quel giornale, ristampati molti anni dopo tra gli Scritti d'un Italiano vivente, in Lugano, e che ricompariranno in questa edizione, non hanno valore intrinseco, ma rivelano l'intento con cui da me e da pochi altri giovani amici si scriveva e s'intendeva la questione del Romanticismo.

«Ma della seconda accusa ove stanno le prove? «I dispacci ministeriali citano alcuni estratti di lettere che s'affermano scritti da me agli amici dell'interno, e, a quanto dicesi, sequestrate.

Ecco; tutto questo va copiato, disse, mostrandogli i nitidi fogli manoscritti. E poi, farete degli estratti da questi giornali. Benissimo, disse Aldo, e guardò i giornali. Erano della settimana precedente. Dovrete segnare e tagliar fuori tutto ciò che si riferisce al... al Congo, disse Mrs Doyle. Sua figlia volse rapidamente le spalle e guardò fuori dalla finestra.

Ad una serie di Notizie de’ letterati, con estratti e giudizi delle opere più pregevoli del tempo si eran prestate le stampe del Rapetti; ma dopo un anno non c’eran più. La medesima sorte incontrò il Giornale Ecclesiastico di Salv. M. Di Blasi, il quale venne componendovi una «Scelta di vari opuscoli appartenenti agli studi sacri», estratti dal giornale dell’abate Dinouart.

Per essa crollò da cima a fondo con ispaventevole detonazione una parte del fabbricato, e furono travolti a precipizio e sepolti fra le rovine parecchi militari zuavi, e la più parte italiani, dei quali pochi andarono illesi; dodici rimasero chi più chi meno gravemente feriti, per modo che in progresso di tempo tre ne perirono, ventidue furono estratti morti: una famigliuola che a caso andava per via, marito, moglie ed una fanciulla di presso a sei anni, restarono anch'essi sotto le macerie; la sola donna ne potè essere tratta semiviva e pesta; le case circostanti allo scoppio orrendo, ed al crollo violento patirono tale una scossa che si screpolarono in più parti, andarono in frantumi porte e finestre.

Un premio di due ducati doveva essere corrisposto subito agli estratti nelle rassegne delle cerne, il doppio a coloro che si offrissero spontaneamente alle bandiere. Ai nuovi soldati si prometteva oltre a ciò una licenza di almeno un mese all'anno, da fruirsi alle proprie case durante il periodo invernale, e più precisamente dalnovembre al 31 marzo.

Il sabato poi convenne ritardare l'estrazione fino alle cinque per cansare disturbi. Veramente, per fortuna delle Finanze scaricabarilesi, l'uno, il cinque e il diciassette non uscirono: anzi i cinque numeri estratti furono: il tre, il trentanove, il ventuno, il sessantadue ed il cinquanta.

Primo a servirsi della relazione del Verri fu il CUSANI, che nella sua Storia di Milano, vol. VII, p. 91 e segg. ne riferí lunghi estratti: essa fu poi pubblicata con molti errori e lacune nel vol. IV, pp. 445-507 dalle Lettere e scritti inediti di PIETRO e ALESSANDRO VERRI a cura di C. CASATI, Milano, Galli, 1879-81.

mi si dica che si pagariano per cambi o commutazione di robbe, che l'uno e l'altro è il medesimo, come si è provato: poiché, se è per il cambio, bisogna che o prima o dopo vi siano inviati li contanti; se è la commutazione della robba, similmente la valuta, e li denari che se ne aveano da quella, si compenza con li denari estratti, in questo vi è difficoltá.

La zappa non basta: ci vuol l’aratro, e l’aratro ha bisogno di bovi. Ora i bovi, quando i baroni tenevano per conto proprio i loro feudi, producevano. Da un certo tempo una pessima pratica era venuta consigliandone la macellazione. L’esiziale esempio partì da due illustri signori palermitani. Le campagne rimasero prive o scarse di bestiame: e quando la crisi non potè più nascondersi, fu coraggiosamente gridato doversi rifare, anche obbligandosi i signori all’antica economia rustica di coltivare per conto proprio i loro feudi; il bisogno di far maggesi, di abilitare gl’inquilini, avrebbe riprodotto il bestiame grosso, ed i baroni si sarebbero rimessi nell’avita ricchezza. Gran danno invece l’abbandono della cultura dei propri feudi, la perdita dei capitali dalla campagna estratti; onde la decadenza dell’agricoltura, la povert