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Noi denunciamo al disprezzo dei giovani tutta quella canaglia incosciente che a Roma applaude a una stomachevole rifioritura di classicismo rammolito; che a Firenze esalta dei nevrotici cultori d'un arcaismo ermafrodito; che a Milano rimunera una pedestre e cieca manualit

Nostro peccato fu ermafrodito; ma perche' non servammo umana legge, seguendo come bestie l'appetito, in obbrobrio di noi, per noi si legge, quando partinci, il nome di colei che s'imbestio` ne le 'mbestiate schegge. Or sai nostri atti e di che fummo rei: se forse a nome vuo' saper chi semo, tempo non e` di dire, e non saprei.

Poi v’erano i mostri dal muso di lepre, camuso, ottuso, con grosse labbra sporgenti e fesse, che ciondolavano, pesanti, violastre, come le pappagorge dei tacchini; v’erano i mostri dalla faccia di mops, rincagnati, con tumidi occhi membranosi, piccole orecchie diritte, una cotenna irsuta, ispida, senza fronte; i mostri dalle facce di ermafrodito, con barbe nere intorno ai lineamenti femminili, piccoli cerchi d’oro agli orecchi e la camicia da uomo gonfia d’un seno flaccido; i mostri gozzuti e glabri come rospi, e quelli che andavano ripetendo con espressioni percosse dall’imbecillit

FANNIO. Vedi, Ruffo, tu rovineresti me e leveresti a te l'utile che trarrai di questa pratica. RUFFO. Non temer. Di' . FANNIO. Sappi che Lidio mio padrone è ermafrodito. RUFFO. E che importa questo merdafiorito? FANNIO. Ermafrodito, dico io. Diavol! tu se' grosso! RUFFO. Be', che vuol dire? FANNIO. Tu nol sai? RUFFO. Per ciò il dimando.

Nostro peccato fu ermafrodito; ma perché non servammo umana legge, seguendo come bestie l’appetito, in obbrobrio di noi, per noi si legge, quando partinci, il nome di colei che s’imbestiò ne le ’mbestiate schegge. Or sai nostri atti e di che fummo rei: se forse a nome vuo’ saper chi semo, tempo non è di dire, e non saprei.

Le forme disegnate sotto il peplo leggero erano quelle d'un adolescente, senza sesso, o piuttosto ambiguamente partecipe dei caratteri dei due sessi: un divino ermafrodito, agile e forte come un efebo, coi fianchi e il seno soavi d'una giovinetta canefora, il viso d'una bellezza ideale e propriamente oltreumana. Pare un Donatello, disse il colonnello, rompendo il silenzio.

Nostro peccato fu ermafrodito; ma perché non servammo umana legge, seguendo come bestie l’appetito, in obbrobrio di noi, per noi si legge, quando partinci, il nome di colei che s’imbestiò ne le ’mbestiate schegge. Or sai nostri atti e di che fummo rei: se forse a nome vuo’ saper chi semo, tempo non è di dire, e non saprei.

Nostro peccato fu ermafrodito; ma perche' non servammo umana legge, seguendo come bestie l'appetito, in obbrobrio di noi, per noi si legge, quando partinci, il nome di colei che s'imbestio` ne le 'mbestiate schegge. Or sai nostri atti e di che fummo rei: se forse a nome vuo' saper chi semo, tempo non e` di dire, e non saprei.