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Al termine d'una camminata faticosa di nove miglia in terreni sabbiosi, declinammo alla marina, facendo negli orti suburbani di Nicotera una copiosa provvista di fichi, frutto sovra tutti gradito al generale. Aveva dianzi ormeggiato ivi la nostra corvetta il Tukery. V'entrammo, soffocati dall'afa, per ristorarci.

Qualcosa di simile si prova quando, dopo aver respirato per molti giorni l'aria umida, palustre, fangosa della pianura del Gange si sale sull'altipiano dell'Imalaia; bruciando tutti i miasmi, lavandoci dai brividi della febbre e dall'afa dei pigri letarghi.

La misera Luisa era venuta su stentata, rinchiusa fra quelle mefitiche mura, senz'aria, senza sole, mal nutrita, mal riparata dal freddo dell'inverno, oppressa dall'afa nei calori della state. Appena se il padre le aveva fatto imparare a leggere e scrivere, mandandola da certe monache, le quali, oltre il rosario e un ricco repertorio di giaculatorie, nulla sapevano insegnare.

Intanto si era giunti all'agosto; la temperatura continuava a crescere, benchè le giornate fossero più brevi e il malessere prodotto dall'afa sembrava giustificare una sensazione di languore che mi prendeva spesso in mezzo alla gioia rinascente della mia vita. Passavano i giorni e le settimane in una grevezza di piombo fuso; io perdevo ogni energia.

Un giorno degli ultimi d'agosto del 60 l'atmosfera insalubre di Roma s'era impregnata di letale umore da farti cercare un ricovero e fuggire da quella pestilenza. Gli affaccendati correvan per le strade scappellati, fiatando davanti a loro come in cerca d'aria più pura, e correvan sollecitando i proprii affari per presto giungere in casa e ripararsi dall'afa micidiale.

Pochi momenti dopo, la voce del sindaco e del farmacista risuonava dietro il muro del giardino parrocchiale, in cui dopo la messa, mi ero venuto a sedere per liberarmi alquanto i polmoni dall'afa dell'incenso. Il sindaco diceva: Vado a casa a prendere un libro dove si prova, come due e due fanno quattro, che la terra della carbonaia era del Comune e deve ritornare al Comune.

Uno di questi aprì l'uscio di quel salotto dall'afa soffocante, s'inoltrò fino al tavolo dei giuocatori, e toccò discretamente sopra la spalla un uomo di circa quarant'anni, che, anche da seduto, appariva alto di statura, con un testone tanto fatto, irto di capelli rossigni tagliati corti che parevano punte di lesina, con ispalle grosse, rotonde, quasi gibbose.

Tutti fuggivano dall'imminente temporale che si faceva minacciosissimo, e dall'afa. A lei le strade deserte, i lampi che gi

Lalla per forza aveva dovuto accettare da Ambrogio due dita di vino santo, vecchio di dieci anni e, non essendoci abituata, le ronzava nella testa e nelle orecchie, mentre si sentiva bruciare la faccia e la gola dall'afa, dal caldo che faceva l