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A terza dunque, come si è detto, tutti trovavansi pronti nella grande sala del capitolo. Le porte del monistero si chiusero, onde niuno di fuori venisse a sturbarli. Innanzi ad un grande tavolo di legno di quercia sedeva il cancelliero di papa Alessandro, con la testa scoverta, severo e sereno. Presso di lui stava un'urna per raccogliere le tessere, il codice longobardo, ed il calamaio con pergamene. A fianco di lui il principe Gisulfo, scoverto del pari, con una manopola di ferro innanzi. Negli stalli del capitolo ed in altri seggi appositamente quivi allogati sedevano gli ecclesiastici ed i baroni. Alcuni ravviluppati in grandi cappe co' becchetti tirati infino agli occhi, altri con celate in testa e visiere calate; tal che per sola congettura alcun di loro si poteva ravvisare. Il lume delle finestre (a vetro colorato, et gypso, talco, come dice Leone Ostiense, bellamente lavorate), era stato temperato con tendine di seta. Tutto inspirava solennit

A queste parole, al suon di quella voce, all'accento commosso, alla mano tremante come un serpente se gli si fosse avventato al sembiante, il cancelliero d

Ed il priore, senza punto avvedersi dei gridi dell'uno e dell'ingiunzione degli altri, riprende fiato e così prosegue leggendo: « In quanto ai delitti per ultimo che il vostro cancelliero non manca tutti i giorni di appormi, io formalmente dichiaro, monsignore, sia a voi, sia ai nobili castellani che compongono il placito, sia agli uomini come ai miei santi avvocati ed a Dio, che egli ha mentito peggio di un giudeo, e mente; che egli è mio particolare nemico da lunghi anni, e studia di qual maniera per altrui mezzo di me vendicarsi; infine che le accuse, oltre dell'essere indegne di cavaliere, non debbono prodursi che al mio legittimo padrone.

I baroni restarono fissi ai loro posti, da poichè il cancelliero aveva dato ordine ad un araldo, che faceva da mazziere alle porte della sala, di riferire a quell'adunanza chi fosse e che significasse quella chiamata di tubatore.

Michele Arcangelo del Gargano, vendicare la Chiesa e gli sfortunati tutti che al pari di noi furono oltraggiati da costoro. I baroni intanto l'un dopo l'altro si accostavano all'urna, situata d'innanzi al cancelliero, per gittarvi il loro parere.

per vero bisogna ingollarsi che papa Alessandro si togliesse al suo dolce far niente di Roma solamente per compiacere l'abate. Aveva sibbene riposto pensiero che in lui tutt'i teneva desto il suo cancelliero e consigliere. Al quale pensiero non avrebbe mai potuto dare altrimenti vigore, e forse vita, se non in occasione tanto solenne. Che perciò, nell'accettare l'invito, destramente all'abate insinuò di raccogliere a Montecasino quanto più di vescovi e baroni, onde i semi della supremazia ecclesiastica sulla laicale, che tre pontefici avevano di gi

Quando furono accolti, le porte serraronsi e vi si apposero a guardia quattro labardieri. Il cancelliere allora si ginocchiò per invocare lumi di giustizia dallo Spirito Santo. Gli altri baroni ne seguirono l'esempio. Ciascuno pregò in segreto per un istante, poi tutti silenziosi si riassisero ed il cancelliero volgendosi verso uno degli stalli della destra, con maest

Quell'uomo era il cancelliero del papa. Verso l'ora di sesta la funzione cominciò. Nel silenzio più profondo, nell'ordine meglio serbato, assistevano i circostanti, preparandosi alla comunione ed al riconciliamento coi nemici.

Egli venne in mezzo al salone, e dopo aver salutati i baroni da prima con grazioso piegare di testa, e con maggiore sussiego il cancelliero, che immobile gli aveva fermo l'occhio addosso, fece ancora un passo verso il principe di Salerno e parlò: Messer principe, la nostra missione, sebbene per avventura riguardasse voi più direttamente, si diresse a papa Alessandro, onde le nostre preghiere vi tornassero meno sgradevoli.

Uhm! giudicatelo! mormora l'abbate di Farfa dal fondo del suo cappuccio: e chi si incarica di eseguire la sentenza? Se altri manca, Dio! sclama il cancelliero del papa rizzandosi sul suo seggio. Proseguite le vostre accuse, signori « torvo e pensoso dice a sua volta Gisulfo » io parlerò per ultimo.