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Fossi tu vissuta a vedere questo giorno! Oh gran Dio! lo fosse, proruppe una delle nuore, mentre tutte e la sorella del barone mi si appressavano con un geniale benvenuto dipinto sul sembiante.

Intanto i fatti mostravano che tutte le esagerate notizie dei fogli garibaldini erano spudorate invenzioni. Non in un luogo solo si ebbe una sollevazione nelle provincie. Potevano, del resto, delle bande indisciplinate, che assalivano e danneggiavano i villaggi, per poi fuggire appena si appressavano le truppe pontificie, aver forza morale sufficiente a trascinare le popolazioni a far causa comune con esse e ad andar con esse in rovina? C'era forse l'Italia dietro quelle bande? E in questo caso, non c'era da temere un intervento francese con le sue conseguenze inevitabili? il cittadino, il campagnuolo vollero sapere di sollevarsi. L'invasione somigliava ad un fuoco fatuo che tremolava ai confini, e si accendeva per breve tempo, qua e l

L'assalto ricominciò più furioso; a centinaia cadevano quei forsennati che si appressavano alle debolissime mura della cinta: La citt

Erano giunti a piè della scala. Il corridore appariva in parte illuminato da luce lontana. Si appressavano: giunsero ad un vestibolo separato dalla prigione con ispessi cancelli. L'anima e gli occhi di Rogiero percorsero in un baleno la scena che si offeriva. Vide un uomo quasi sepolto in una sedia: le sue membra non erano del tutto manifeste, imperciocchè fosse vôlto altrove il raggio della lampada; pure sembrava pallido e vecchio; i capelli aveva tutti bianchi, teneva gli occhi chiusi, pareva volesse assuefarli a morire. davanti stava un tavolino; sovr'esso una tazza e un Crocifisso. A canto della sedia per terra giaceva una lunga bacchetta tutta intaccata, e le tacche, benchè la più parte regolari, ad ora ad ora più profonde. Cotesta fu opera di dolore. Allorchè quell'infelice chiusero l

Ad Alberto Errera. La cittaduzza era silenziosa e deserta in quel lunghissimo pomeriggio estivo; nelle sue strade grigie e ben allineate non appariva un viandante; i balconi delle sue case, alti, dal sesto antico, dalla incurvatura profonda, erano tutti chiusi; le porte brune, massiccie, costellate di chiodi, dal pesante martello di ferro, erano anche esse sbarrate. Invano il cielo si serenava, impallidendo; invano si appressavano chetamente le dolcezze del tramonto, invano giungeva il misterioso e malinconico momento della giornata tanto somigliante all'autunno, tanto somigliante al declinare della vita; i buoni provinciali non si curano di tutto ciò, nulla sanno di tramonti e preferiscono dormire in quelle ore, dormire di quel sonno pesante e morboso che lascia le membra spossate, la bocca amara e la mente confusa. Solo Silvia rimaneva seduta dietro i vetri del suo balcone: aveva rialzata la stretta tendina ingiallita, appuntandola con uno spillo per non lasciarla ricadere, ed immobile, le mani incrociate sulle ginocchia, la testa appoggiata allo sportello di legno, ella attendeva con pazienza che le ore trascorressero. Ma in quel posto non l'aveva attirata lusinga di gaio o di mesto spettacolo; Silvia non guardava nella strada, non rivolgeva gli occhi all'ultima linea di verde che confinava con l'orizzonte, li alzava al cielo crepuscolare: queste cose, come tutte le altre, non la interessavano o punto. Era venuta l