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Ho dunque dato all'Imperatore ciò che all'Imperatore appartiene e voglio dare pure agli elbani ciò che agli elbani spetta. Sono in numero di 20,000; un popolo pacifico, con usi e lingua prettamente toscani e senza caratteristiche di genere nazionale. L'isola è troppo piccola (essa comprende poco più di 7 miglia quadrate) ed è sita troppo vicina alla terraferma per aver potuto sviluppare in un proprio spirito popolare. Non si trova traccia di usi côrsi in questa roccia così vicina alla Corsica, e di vendetta si son riscontrati casi solo nei tempi antichi; oggi di essi non c'è più esempio. Il bandito côrso si rifugia solo nell'estremo bisogno all'Elba, dove egli non può rimanere. Un particolare comune ai due popoli isolani è l'ospitalit

Quanto più ci si avvicina all'Elba, tanto più appariscono imponenti i suoi scogli; di paesi non vi è traccia, eccettuato un piccolo porto, che lasciamo sulla sinistra. La riva è ripida e di una tetra maestosit

Ad un tratto il piccolo uomo di ferro all'Elba si alza dal tavolo suo: il Congresso non è più; i principi ed i diplomatici si dividono ed il mondo torna ad essere di nuovo un campo di guerra infuriato.

Qui all'Elba, nella prossimit

Lo Zephir domandò alla nave ciò che c'era di nuovo all'Elba e Napoleone stesso rispose con la tromba: «L'Imperatore sta molto bene». Così sfuggi felicemente al pericolo.

In Italia il risveglio dell'entusiasmo napoleonico fu incomparabilmente più forte e più giustificato. L'imperatore era considerato come il più grande degl'italiani: aveva risuscitato dal sonno millenario il sacro nome del paese, aveva frenato con leggi moderne l'antico disordine tradizionale, aveva versato con gesta senza pari un'ambizione inquieta nel cuore della snervata gioventù. Di tanto in tanto all'Elba gli era ribollito nelle vene il sangue italico: egli promise: «a Parigi sono stato un Cesare, a Roma sarò un Camillo». Sulle nuove strade alpine, nell'arena cesarea della capitale lombarda, nel duomo risorto dalle rovine, nell'Arco di trionfo, a cui l'imperatore aveva destinato l'Impresa di Alessandro del più grande scultore moderno, e che ora glorificava le imprese dell'Austria, l'italiano incontrava a ogni piè sospinto nel settentrione della penisola le orme del grande compatriota. Il suo Regno d'Italia era stato un governo ben più umano e nazionale del dominio austriaco e della forca borbonica. L'odio ai francesi, che la musa di Alfieri aveva bandito alla gioventù, dileguava a poco a poco sotto la cupa compressione della nuova dominazione straniera. Niccolini, che in altri tempi con un alto grido di sdegno aveva atteso sulla via di Brenno il figlio d'Italia discendente dalle Alpi, e non aveva trovato che sarcasmo per l'iscrizione della medaglia commemorativa francese l'Italie délivrée

La natura pertanto si serve delle grandi forze, se vuole formare o sviluppare qualcosa, delle più modeste, quando vuole compiere o distruggere. A Napoleone le settimane trascorse all'Elba doverono sembrare anni. Egli si lamenta spesso con Campbell che gli siano stati tolti la moglie ed il figlio, negandogli un favore che è accordato anche ai più miseri degli esiliati dall'umanit