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Quand'egli, in compagnia del cameriere dell'Illustrissimo, aveva cercato di tirar dalla sua anche il malaccorto cappellano, non lo fece per altro fine, che per ravviluppare l'infamia da lui meditata in una tale matassa che non fosse più possibile, in qualunque caso, trovarne il bandolo. Servire al capriccio dell'Illustrissimo, non era il suo scopo. Superbo e vile nello stesso tempo, egli aveva sempre strisciato nel fango; ma in cuor suo disprezzava, abborriva coloro che stanno in alto. Entrato in grazia di non pochi signori, fra quelli che per inerzia o spensierataggine aman di trovare aperta a ogni lor cenno la borsa di qualche usuraio, egli aveva tesa intorno a una gran rete d'intrighi e di baratti; e vedendo crescer l'oro ne' suoi scrigni, agognava il momento di potere alla sua volta disprezzare, come s'era veduto per tanto tempo disprezzato e calcato nel suo niente. Così, egli s'era abituato a fare il male, colla sorda volutt

E non sol me vi cerco: alla memoria Del me passato aggiugnesi indivisa Di palpiti d'amor söave istoria, Quando un'egregia m'infiammava in guisa, Ch'io per lei sola ambìa pietate e gloria, Ch'io sempre in lei tenea l'anima fisa, Che d'un sorriso suo per farmi degno, Sempre agognava ingentilir lo ingegno!

Vostro per tutta la vita Quantunque gli occhi della Teresa fossero stanchi, e, leggendo, si velassero tratto tratto di lacrime, ella non durò fatica a decifrare il biglietto di Mario, scritto nella nota calligrafia, minuta, ma nitidissima. E finito che l'ebbe, lo baciò e ribaciò con effusione, paragonandolo, suo malgrado, all'epistola frivola, insignificante che la mattina ell'aveva ricevuta da Guido di Reana. Ma non per questo ebbe un dubbio, un'esitanza su ciò che le restava da fare. Ella non agognava ormai che alla pace, e non c'era pace per lei che nella tomba. Come un corpo piegato sull'orlo del precipizio a poco a poco vi è attratto per lo stesso suo peso, e gli ostacoli, anzichè rallentarne, ne affrettano la caduta, così succedeva alla Teresa Valdengo. S'ell'avesse avuto bisogno d'una spinta, la magnanimit

Monsignor Pagni, vestito anch'esso col suo abito di gala, faceva una corte assidua a Sua Eminenza. Egli agognava al giorno in cui avrebbe anch'esso acquistata la dignit

Che interesse aveva egli a restare in quel soggiorno di cordoglio e di ombre lui cui le feste invocavano, cui l'amore agognava, cui il favore del sovrano attirava?

Don Ignazio con quella ipocrisia e sottigliezza che paiono privilegio della casta pretina, Don Ignazio confessore della vecchia, a forza di giri e rigiri era pervenuto ad ottenere che sul suo testamento s'introducesse un legato a suffragio delle anime del Purgatorio, ma se questo accontentava le anime del Purgatorio, non rendeva pago lo scellerato, il quale agognava all'intera propriet

Napoleone desiderava, agognava lo scoppio della guerra. Se voleva serbare Roma al papa, era costretto a procurare almeno Venezia all'Italia. Perciò spingeva il temporeggiante Lamarmora a conchiudere l'alleanza guerresca con la Prussia. Ma la lega italo-prussiana doveva servire solamente come una leva per rovesciare nella guerra la corte prussiana, considerata sempre a Torino e a Parigi come una traccheggiante tuttora irresoluta. Raggiunto lo scopo, la Prussia non avrebbe più potuto tirarsi indietro, e allora l'Italia avrebbe dovuto ritrarsi immantinente dall'alleanza. Napoleone fu a parte del segreto quando l'Austria, poco prima che la guerra rompesse, cercò di spezzare la lega degli avversari con l'offerta della cessione di Venezia. Solo che egli voleva differire l'effettuazione di questo disegno a dopo l'inizio della guerra. Perciò la corte di Torino fin da principio scese in campo senza seria convinzione; giacché, quali si fossero gli eventi, si era sicuri di tenere il premio della vittoria. Dopo le prime avvisaglie in Italia, calcolava Napoleone, l'Austria avrebbe ceduto Venezia, e così avrebbe disimpegnata la sua armata meridionale pel conflitto con la Prussia. Rimasta la Prussia a terra, allora si sarebbe fatta avanti la Francia, sia come salvatrice, sia per aggiustarle il colpo di grazia, in qualunque caso con l'aspettativa di un bottino lauto e facile. Tali erano in sostanza le speranze di Napoleone. E ciò che stupisce di un tal disegno non è la perfidia, è la pietosa imbecillit

Emilia, inerte presso la tavola, senza uno sguardo a lui, le braccia abbandonate, si scosse e lo fissò d'improvviso, con durezza. Che cosa egli sapeva delle sue lotte diuturne? Che cosa apprezzava, che cosa agognava, che cosa voleva conoscere, se non le bellezze del suo corpo, ignorandone l'anima insanguinata?