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Modellando il signor Rossini l'arte sua al vero gusto italiano, si sgabellò delle astruse metafisiche di molti degli oltramontani; e lasciando che a loro tenga luogo d'ogni altro senso l'orecchio, vide che in Italia v'erano anche de' bisogni nel cuore, e questi studiò di appagare; vide che se la sola armonia bastava all'udito, ella non bastava però a conseguire quel fine a cui egli mirava, ed a lei saviamente accoppiò la cantilena; vide che la persuasione è operata dalla continuitá del pensiero e, certo egli di possedere profondamente la scienza musica, non si curò di farne uso vano e puerile, ma maneggiandola da padrone allungò i suoi pensieri in modo da schivare le tante e ricercate spezzature, delle quali pare che vadano innamorati i moderni eruditi dell'arte; vide che il suono degli strumenti, quando sia unito al canto, non può ragionevolmente affettare il primato, ma bene deve a quello sottostare pazientemente, e non si diede perciò a seppellire la dolcezza delle voci umane nella tempesta dei timpani e nello stridore delle corde e dei chiarini; vide egli insomma tutto quello di cui si erano accorti prima di lui e Pergolesi e Iomelli e Cimarosa e Paesiello e, rispettandone l'ombre senza seguirle servilmente, si aprí una via alla gloria.

La zia Ginevra non era in casa. Allora andarono ai giardini pubblici; la magnifica giornata di sole aveva fatto uscire dalle case più gente del solito. Egli abbigliato di nero, nella consueta eleganza, rasato, inguantato, colle carni più fresche di quelle di Bice e un passo quasi da giovinotto, pareva superbo di farle da cavaliere. Dovettero fermarsi a molte carrozze per scambiare saluti e complimenti colle signore su quella loro passeggiata a piedi, ma, sebbene non se ne fossero data l'intesa, tacquero sul pranzo, che li aspettava come un epilogo anche più delizioso. Prima di tornare a casa, Bice volle però passare sotto il portico del Pavaglione, in quell'ora gremito di tutti gli eleganti, arrestandosi alla pasticceria di moda per affettare come una innamorata la propria intimit

«Appunto quello che mi occorre tra mezz'ora. Adesso vorrei mangiare.... «Vuol salire di sopra...? «No..., starò quiL'oste s'inchinò, affilando l'uno contro l'altro due coltellacci da affettare le carni; e Giuliano andò a sedersi ad un deschetto, nell'angolo più solitario di quella sala.

Ma per far ciò bisognava chiamare tutte le forze più superbe intorno al cuore, affettare un sublime disprezzo per ciò che umilia, farsi vedere più occupata di altri che di , evocare qualche dovere più grande in cui potesse star sepolto il suo disinganno. La mamma andava parlando di Cresti, del buon Cresti, del povero Cresti... Non sarebbe stata la migliore delle vendette?

Se Dassi vuol farsi affettare come un salame, è nel suo pieno diritto. Massimo borbottò delle oscure parole, alzando le spalle. Del resto chi può sottrarsi a certi brividi interni che ci pigliano in questi momenti, quando si va sul terreno a giocar la vita colla punta della spada? non era il caso di parlar di paura con Massimo, ma la carne vuol dir la sua ragione. Per fortuna il viaggio fu breve.

È un vizio di metodo. Anche colla sciabola faccio, senza volerlo, il giuoco della spada; rischiando poi, se non mi vien bene il colpo, di farmi affettare una spalla. Non temo che ciò le succeda, se ha tanto sicuro l'atto di portare il taglio in su, e così veloce l'attacco. Quanto al vizio di metodo, glielo invidio.