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Quand'Ella, madama, udiva qualche bel finale del Rossini, o vedeva qualche bel quadro in un ballo del Viganò, Ella non poteva lasciar d'esclamare colla parola oppur col solo atto della mente: Bello! bellissimo! Ora quel «bello! bellissimoche altro era se non una confessione della potenza di dilettare ch'Ella riconosceva nel finale o nel quadro?

Di questa sua bella composizione voglia aggradire i rallegramenti di chi si pregia di dirsi «Suo devotissimo servo «GIOVACCHINO ROSSINI» «Bologna, il 16 agosto 1844

Gaetano Donizetti, sino allora fervido seguace del Rossini, si spingeva rapito nel tramite lucente della melodia belliniana. Nell'Anna Bolena, nel Pirata e nella Straniera parve s'incontrassero, si assimilassero le ispirazioni dei due genii più affettuosi, che la musica abbia avuto dopo il Pergolese. Un silenzio era succeduto alla cessata lettura. I due amanti si guardavano sorridendo.

Salvatore Cammarano fu, dopo il Romani, il più abile poeta librettista dell'epoca che trascorse dal Rossini al Verdi. Era napolitano; la sua fervida fantasia, l'ottimo cuore esuberante di affetti, la varia coltura, l'innato buon gusto, erano doti più che sufficienti per fare di lui uno splendido poeta lirico, da mettersi a paro coi più illustri d'Italia. Dovette darsi al libretto per musica, tanto da campare la vita; ciò che vuol dire abdicazione completa della propria individualit

Beethoven e Rossini conoscevano perfettamente questo principio; perciò la loro musica pare più varia di ritmo, che non sembri quella di Wagner e di Strauss, sebbene con questi ultimi il ritmo abbia assunto una variet

Una mattina del giugno 1833, poche settimane dopo i fatti avvenuti a Venezia in casa della principessa Calliraky, il maestro Antonio Brinda, alzatosi da circa un quarto d'ora, se ne stava nel suo salotto, che rispondeva in una delle vie più frequentate di Firenze, sorbendo la cioccolata. Il maestro era seduto ad un piccolo tavolino in faccia al ritratto di Giovacchino Rossini.

Pigliamo nel vortice la cameriera che abbracciata, palpata e rischizzante di braccia in braccia, mi mormora accennando alla padrona: Se la intendeva cogli austriaci! Ma un accordo funereo e grave mi attira al pianoforte. Che cosa suona, signorina? Beethoven... Beethoven è più grande di Rossini. Un urlo selvaggio.

In un altro momento il Bersi avrebbe dovuto pagare l'onore di aver pronunciata una sentenza così seria: ma costui nicchiando continuò: In quanto alla baronessa pare che tu la conosca meglio di me; dicono che ella sappia, come Rossini, pigliare il suo bene dove lo trova: ma è d'una imprudenza fenomenale. Avviso al lettore.

Era andato una sera a teatro, non so bene se al Rossini, o al D'Agnennes, o ad altro dei teatri di second'ordine della vecchia capitale del regno. Si cantava un'opera alla svelta, senza grandi apparecchi, senza sfarzi, come si usa in Italia colle opere dei nostri grandi maestri della prima met

Rossini aveva cessato di scrivere, Bellini era morto, Verdi non era per anco apparso sull'orizzonte teatrale. Non restavano, a militare nel nobile campo, che Donizetti, Mercadante ed altri pochi meno operosi e meno acclamati.