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con minore sospensione d'animo passava quel tempo Macaruffo. Seduto per terra con una gamba distesa e coll'altra piegata in modo, che colle giunte mani la reggeva al ginocchio, inchinato il capo sicchè tutta la faccia rimaneva adombrata, guardava egli sottecchi dietro dietro al soldato che sbadatamente passeggiava. L'aria fiera di quel soldato, la partigiana che quegli recavasi in mano, e il cui ferro luccicante riverberava a momenti la fievole luce del lampione, mettevano i brividi a Macaruffo. Gi

Tu sola, non so da qual cechitá adombrata, hai voluto tenere altro cammino, e quasi molto da te lucente, di questo splendore non hai curato: tu sola, quasi i Camilli, i Publicoli, i Torquati, i Fabrizi, i Catoni, i Fabi e gli Scipioni con le loro magnifiche opere ti facessero famosa e in te fossero; non solamente, avendoti lasciato l'antico tuo cittadino Claudiano cader delle mani, non hai avuto del presente poeta cura; ma l'hai da te cacciato, sbandito e privatolo, se tu avessi potuto, del tuo sopranome.

Tutto ciò agevolava un'evasione. I soldati (diceva Alpinolo) se la dormiranno a quell'ora così tarda; benchè la luna sia nel suo pieno, è però questa sera adombrata da nuvoloni minacciosi, talchè l'oscurit

Marta pensava che Alberto era finalmente nelle sue mani, e se lo divorava con gli occhi, mentre egli appendeva tranquillamente il cappello. Visto così, di dietro, la sua nuca aveva una seduzione particolare, colle orecchie morbide bene attaccate, i muscoli solidi; la guancia offriva per tre quarti una linea pastosa, appena adombrata dalla lanuggine, che attirava i baci.

La prima volta in cui Nino Stresa mi mancò di rispetto, fu in un ballo. Ero vestita di broccato bianco, quella sera: e il busto del vestito era sostenuto, sulle spalle, da due fascie di brillanti che formavano manica. Egli, Nino Stresa, mi cominciò a guardare, di lontano, poco dopo la mia apparizione nel ballo: e non potei più fare un movimento per passeggiare o per ballare, senza sentire il suo sguardo fermo sovra me. Ora, Nino Stresa ha uno sguardo singolare. I suoi occhi sono semplicemente neri, senz'altro pregio. Ma lo sguardo ha una dolcezza languida e persistente che, talvolta, dopo qualche minuto di contemplazione, pare che si veli di lacrime per una profonda emozione saliente agli occhi dall'imo cuore. Sembra, quando guarda così, Nino Stresa, che tutta la sua anima si dissolva in una intima e malinconica tenerezza, assolutamente contraria alla sua apparenza di bellissimo giovane e di giovane elegantissimo. Vi sono, o pare che vi sieno, in quello sguardo tesori segreti e inesauribili di un sentimento nascosto con gelosa cura e trapelante, solo, in quella dolcezza ostinata e adombrata di lacrime. Tanto che la donna guardata così, da Nino Stresa, dimentica la soverchia, inquietante bellezza dell'uomo, e nella creatura troppo fine e sicuramente corrotta, nella creatura che porta la peggiore delle reputazioni, cioè quella della fatuit