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Aggiornato: 3 giugno 2025
La famiglia De Boni, il terribile Sindaco, l'abatino, il caffè di Zugliano, il signor Intendente, quel misterioso De Emma, passarono nel mio cervello come in una lanterna magica, a due, a tre, a quattro, isolati, tutti insieme. mischiandosi, urtandosi, fuggendosi, fondendosi, come un imbroglio degno delle più romantiche giornate uscite dalla fantasia di Calderon de La Barca o di Lopez de Vega.
Egli proseguì: Una sera ero di guardia nella farmacia a Zugliano e discorrevo col dottor De Emma; capita una vecchierella a spedire una ricetta rilasciata da una empirica, notissima in quei dintorni, per le sue cure d'ogni specie. La cosa era tutt'altro che regolare, ma allora non si andava tanto per il sottile e la medichessa aveva clientela troppo numerosa per poterle impunemente mancare di riguardo. Per espressa volont
Vide la necessaria conseguenza della risoluzione e l'accettò tutta quanta. Riunì le sue robe migliori e venne a Zugliano, si pose in casa di una lavandaia che aveva conosciuto quando stava qui con noi. Ella era risoluta di morire ma non poteva andare lontano, eppoi temette che il suicidio non facesse rumore, e questo ella non voleva per niun conto.
E i poveri? domandò una voce fioca e tremula. I poveri, ribattè il sindaco stizzoso, i poveri... lavorino; vi dico che cento lire basteranno e saranno d'avanzo per farci battezzare e sotterrare. Intanto, sinchè non si fa la legge buona, cominciamo a levare gli abusi. Questo che abbiamo per le mani è uno. Noi abbiamo deciso di fare la strada al Fontanile per la Carbonaia: avete inteso che l'Intendente ha approvato il deliberato. So bene che c'è stato qualche semplicione a cui la volpe nera ha saputo inspirare degli scrupoli. Essi hanno protestato. Perchè hanno protestato? Ma! Hanno saputo addurre una sola ragione? Ah che! fandonie, scrupoli di mia nonna; c'è voluto un bel coraggio per mandare quegli spropositi a Zugliano. un bel coraggio! E cosa ci hanno ricavato? un bel fiasco fesso. Chiss
È il segretario, mi disse il Bazzetta, un notaio di Zugliano; egli serve simultaneamente cinque comuni: un morto di fame che ci mangia duecento lire all'anno per metterci sossopra gli archivi municipali. Venite. Mi trasse per un sudicio chiassolo in un sito dietro la casa del comune e quivi mi lasciò. Erano poche tese di terra sul ciglio dell'altura.
Se avete lettere datele a me; le mie donne le consegneranno a Menico domattina prima che egli parta per Zugliano. Accettai ringraziando e cercai le lettere per consegnarle. Ma lo speziale sclamò: Per bacco favorisca dentro, al caldo, oh diamine! E uscito fuori, mi prese il braccio e mi tirò nella bottega, anzi nel piccolo camerino dov'ero stato la prima volta.
»Appena potè parlare, mi contò la sua triste storia, »Seppi allora che tutto il male veniva dal signor De Boni. »Questo poco di buono l'aveva incontrata a Zugliano, dove allora egli andava spesso a trovare suo padre. L'aveva inutilmente perseguitata in tutti i modi.
Io ripasserò a prender vostre nuove. Chinò il capo distrattamente e ritornò indietro frettolosa. Due giorni dopo ripassai da Sulzena e chiesi di lei: era sparita. Ma prima che la settimana finisse una sera per un caso stranissimo, fui dal sospetto di un tentativo funesto condotto in una casupola del sobborgo qui di Zugliano e vi ritrovai Rosilde.
Aveva sposato quell'uomo come si sposano tutte le zitelle in ritardo. Le avevano detto: ha del ben di Dio, ciò che in volgare, significa «ha quattrini» quanto a dimostrarle che era un bell'uomo, sarebbe stata pena sciupata. Bazzetta a trentacinque anni, era il più bel giovanotto che si potesse vedere nei paraggi di Zugliano. E l'eco echeggiava: Sicuro, certamente, sicuro!
»Una sera, erano quasi tre anni che ci eravamo lasciate a Trieste, l'inserviente comunale mi venne a dire che mi recassi appena avessi potuto a Zugliano in casa di certo dottor de Emma, giunto col
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