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Aggiornato: 25 giugno 2025
Il profondo riposo della natura, i soavi effluvi diffusi dal notturno zeffiro, la vasta estensione dell'orizzonte e l'azzurro firmamento stellato rapivano in dolce estasi l'anima sua e la portavano gradatamente a quelle altezze sublimi donde le orme di questo mondo svaniscono.
Contemplava tacendo il vasto orizzonte, che circoscriveva solo la vista del mare, una sublime emozione lottava in lei contro il sentimento del pericolo. Un lieve zeffiro increspava la superficie dell'acque, sfiorando le vele ed agitando le frondi delle foreste che coronavano la costa per molte miglia.
Placida era la notte e bella, il firmamento senza nubi, e lieve zeffiro agitava appena gli alberi della valle. Stava attenta, allorchè l'inno notturno dei religiosi sorse dolcemente dalla cappella, situata in luogo più basso, talchè il sacro cantico parea salire al cielo traverso il silenzio delle notti. I pensieri susseguironsi; dall'ammirazione delle opere, l'anima sua passò all'adorazione del loro onnipossente e buono autore. Penetrata d'una piet
Sorride il sol nell'allegro splendore, E le messi che zeffiro accarezza Piegano liete innanzi al mietitore; È gaio il mare per la dolce brezza E avr
Tu, fiera amazzone, non ti curi di ornarti la chioma e la gonna come quella bizzarra di Flora, nè ti fai corteggiare da un monelluccio come lo zeffiro; non sei pallida, esile, magruccia, languida, come tua sorella cui andrebbero consigliati il ferro ed i bagni di mare.
Il cielo folgorava di una luce bianca, nel plenilunio. Uno zeffiro, carico di profumi, portava nelle strade, dopo aver asolato tra i fiori dei giardini, un'onda di fragranze, e temperava, molceva deliziosamente il caldo della giornata. Ah! che splendida sera! osservò il Brinda, quando ebbero fatto alcuni passi fuori dell'Ospedale. Antoniettina! tu devi contentarmi.
L'ultima sera andai al Teatro del Liceo, che ha fama di essere uno dei più belli d'Europa, e forse il più vasto. Era pieno zeppo di gente dalla platea alla piccionaia, che non ci sarebbe più capito un centinaio di persone. Dal palco in cui ero io, si vedevan le signore della parte opposta piccine come bimbe; e a socchiuder gli occhi, non apparivan più che tante strisce bianche, una ad ogni ordine di palchi, tremolanti e luccicanti come immense ghirlande di camelie imperlate di rugiada e agitate dal zeffiro. I palchi, vastissimi, sono divisi da un assito che s'abbassa dal muro verso il parapetto, lasciando scoperto tutto il busto delle persone sedute sulle prime seggiole; in modo che, all'occhio, il teatro par fatto tutto a gallerie, e n'acquista un'aria di leggerezza che fa un bellissimo vedere. Tutto sporge, tutto è scoperto, la luce batte in ogni parte, ogni spettatore vede tutti gli spettatori, le corsie son spaziose, si va, si viene, si gira a tutt'agio da ogni lato, si può contemplare ogni signora da mille punti, passare dalle gallerie ai palchi, dai palchi alle gallerie, passeggiare, far crocchio, bighellonare tutta la sera di qua e di l
«Codesto pensavo, poi ripensavo il suo bacio, poi guardavo la mia mano per vedere se fosse realmente la bella mano candida, o se gli preparasse una delusione. Dove poi? Quando? Io non ne sapevo nulla. Ma chi può dire da quanto tempo ha cominciato ad abbozzarsi nel nostro pensiero un errore prima che una circostanza futile, o una catastrofe, uno zeffiro o una bufera, lo spingano nella realt
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