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Aggiornato: 11 giugno 2025
Ma dentro questa visione, che le sorgeva dalle viscere, Tina vedeva sempre quel fantasma curvo sul proprio lavoro affrettarsi silenziosamente. A un suo moto rabbrividì.
Egli rileggeva le sue lettere, baciava il suo ritratto, rievocava la sua memoria!... Egli non le aveva dato ascolto quando gli aveva parlato della loro creatura! Egli avea pianto per lei, per la morta! quando avrebbe dovuto sorridere alla nuova vita che si agitava nelle sue viscere!... Tutto era stato inutile! Tutti i suoi sforzi erano stati invano sprecati! L'amor suo non era bastato!
Quel grido straziante che le risuonava in cuore, l'aveva ferita fin nelle viscere, non era l'appello di un uomo che sveniva per il troppo calore o l'emozione, ma l'evocazione disperata di un padre, che ritrovava la sua creatura!
Or dite, via, che io l'ho spento nelle viscere materne, e che la ingordigia di acquistare conduce i moti dell'anima mia! Presuntuoso che siete, rinunciate alla conoscenza del cuore umano!» «Egli vive! Tu lo hai detto.... dunque tu mi hai tradito?
Ora, un turbamento più strano prendeva il cervello dell’ebro. Dinanzi a lui, dietro a lui, in torno a lui, la fuga imaginaria delle cose ricominciava più rapida. Egli si avanzava, e tutte le cose si allontanavano: le nuvole, li alberi, le pietre, le rive del fiume, le antenne delle barche, le case. Questa specie di repulsione e di reprobazione universale lo empì di terrore. Si fermò. Un gorgoglio prolungato gli moveva le viscere. Subito, nella mente scomposta, gli balenò un pensiero.
Guidinga da angiolo divenne, dimonio! Dopo nove mesi ella portava sozzamente nelle viscere il beffardo frutto dell'odiatissimo nostro connubio, e giurava e spergiurava che perdere madre e figliuolo sarebbe stato opera meritoria. Io la facevo di continuo guardare.
Scendi col tuo pugnale insino all’ime Viscere, e strappa il cuore. Cercalo nel mio cor, cerca il sublime Mistero del dolore!... Tutta nuda così sotto il tuo sguardo, Ancor soffro; lo sai?... Colle immote pupille ancor ti guardo, Nè tu mi scorderai: Poi che sul labbro mio, quale conato Folle di passïone, Rauco gorgoglia un rantolo affannato Di maledizïone.
Che Giulio Cesare discenda la via Emilia verso il Rubicone, o una compagnia di gladiatori la rimonti verso il circo di Verona, per gli uccelli che cantano e pel ramarro che fischia la cosa è ben indifferente. Invano gli uomini sopraffatti da tragico senso scrutarono spesso nel volo degli uccelli o nelle viscere dei buoi il secreto delle imprese nelle quali si sentivano mortalmente attirati.
Il vecchio riprendeva a stento: «Ma lo vedi, Manfredi, dove mi ha condotto cotesta tua ambizione?... vedi lo abbisso della miseria in cui può cadere un'anima immortale; e se hai viscere di piet
Se trata delle nostre viscere.... E la signora Angelica e la signora Rosa finivano in coro, alzando le braccia al cielo: Jesus Maria! Piantarono don Giuseppe, piantarono la Canonica, solo affaccendate, infervorate nel preparare l'alloggio. Dove li metteremo? In camera nostra, certo.... Certissimo! La xè la più bela.... La xè la più grande....
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