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Aggiornato: 7 luglio 2025


LECCARDO.... Ivi eran mandre di vitelle, some di capponi impastati, monti di cacio parmigiano, il vino uh! a diluvio.... DON FLAMINIO. Vorrei saper con chi è maritata. LECCARDO. Bisogna vi si dica il tutto per ordine. ... Lascio i pastoni, i pasticci, i galli d'India.... DON FLAMINIO. Piccioni e simili: basta su. LECCARDO. Non vi erano piccioni altrimenti.

Uhm! brontolò mastro Bernardo, che in sulle prime aveva fatto bocca da ridere. Brutta gente, quei genovesi! E se questi due fossero della pasta di quell'altro, meglio sarebbe dar loro acquetta, che vino di Calice! Ho dunque a portar loro l'acquetta? chiese il ragazzone, con aria che volea parere melensa. Di che acquetta mi vai tu novellando?

Egli aveva ereditato dal nonno Pigna la natura propensa al vino, e si sentiva le migliori disposizioni per imitarlo e superarlo, non gli mancava che l’occasione favorevole per sviluppare il suo talento.

E solamente il soldato era la causa di tutto: adesso si ricordava che quella sera a cena egli da solo si era mangiato quasi tutto, ordinando dell'altro vino, anche la mamma aveva paura di lui, che non fosse contento: lo spiava negli occhi con un sorriso incerto. La vecchia consentì ancora a rimanere nella casa per otto giorni.

Un moto di stupore, a questo strano preambolo, si propagò in tutte le bocche delli ascoltanti; e la letizia pe ’l promesso vino si mutò in una inquietudine di diversa espettazione. Continuava l’oratore:

Grida al compagno e cade in una dura danza la solfa delle salde braccia: tuona il martel, che rompere minaccia le costole a natura. Se il vino canta e scalda il sentimento, piomban giusti i colpi del martello, che la torre merlata del castello balla sul fondamento.

Il giorno seguente il medico trovò il malato più tranquillo, scrisse un'altra ricetta, ordinò dieta più sostanziosa, e due dita di vino vecchio... poi soggiunse: Monsignore si trover

Ivi, si davano spasso bevendo e chiacchierando parecchi avventori; i quali dopo aver mangiato non facevano segno di voler pagare d'andarsene. L'oste non osava dir loro nulla, essendo essi miliziotti e soldati. I primi (armati di lunghi schioppi, che alle canne e ai fregi apparivano di fattura spagnuola, raccattati forse sui campi di battaglia di quelle parti, meglio che mezzo secolo prima); erano stati di quello stormo levatosi in armi il maggio di quell'anno. E avendo pigliato diletto di vivere randagi, si soffriva dal magistrato che andassero armati; perchè bisognando, facevano ufficio di guide agli Alemanni, e campavano di questa professione e di picciole rapine. I soldati poi erano gente dei vecchi reggimenti Sardi, pronti di maniere e soverchiatori, ma rispettabili par ferite delle quali portavano i segni ancor freschi, e stavano a guarirsi nel borgo. Essi avevano combattuto contro i Francesi più d'una volta, sull'Alpi marittime; adesso colle gomita sulla mensa bevevano alla salute dei vivi e alla memoria dei morti; giurando clamorosamente sugli scapolari che avevano di sotto i panni, molli di sudore e anneriti. E colle dita intrise di vino, descrivevano sulla tovaglia i campi e le ordinanze in cui avevano combattuto. A udirli, questo era il colle di Raus, quest'altro quello di Milleforche; qui il capitano Zin co' suoi cannoni, aveva mandati i sanculotti ruzzoloni giù pei dirupi come sacca di carbone; l

Poi gli usci s'erano chiusi, e non si sentiva rumore di sorta. Il chiasso e l'allegria s'eran concentrati nel tinello della servitù.... dove e vino e motti festosi correvano senza posa in mezzo alle libere risate e alle libere frasi. Ma quella gazzarra schietta e grossolana moriva , tra le pareti crudamente bianche di quel locale.

Questa volta è il polacco che pensa al modo di deviare possibilmente la conversazione. Bisognava che quella domanda lo molestasse alquanto. Ma i fumi del vino salendogli alla testa gli avevano offuscate le facolt

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