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Aggiornato: 17 luglio 2025


ché, come noi venimmo al guasto ponte, lo duca a me si volse con quel piglio dolce ch’io vidi prima a piè del monte. Le braccia aperse, dopo alcun consiglio eletto seco riguardando prima ben la ruina, e diedemi di piglio. E come quei ch’adopera ed estima, che sempre par che ’nnanzi si proveggia, così, levando me ver’ la cima

che pregano, e 'l pregato non risponde, ma, per fare esser ben la voglia acuta, tien alto lor disio e nol nasconde. Poi si parti` si` come ricreduta; e noi venimmo al grande arbore adesso, che tanti prieghi e lagrime rifiuta. <<Trapassate oltre sanza farvi presso: legno e` piu` su` che fu morso da Eva, e questa pianta si levo` da esso>>.

Noi aggirammo a tondo quella strada, parlando piu` assai ch'i' non ridico; venimmo al punto dove si digrada: quivi trovammo Pluto, il gran nemico. Inferno: Canto VII <<Pape Satan, pape Satan aleppe!>>, comincio` Pluto con la voce chioccia; e quel savio gentil, che tutto seppe, disse per confortarmi: <<Non ti noccia la tua paura; che', poder ch'elli abbia, non ci torra` lo scender questa roccia>>.

E io: <<Tanto m'e` bel, quanto a te piace: tu se' segnore, e sai ch'i' non mi parto dal tuo volere, e sai quel che si tace>>. Allor venimmo in su l'argine quarto: volgemmo e discendemmo a mano stanca la` giu` nel fondo foracchiato e arto. Lo buon maestro ancor de la sua anca non mi dipuose, si` mi giunse al rotto di quel che si piangeva con la zanca.

ch’altra potenza è quella che l’ascolta, e altra è quella c’ha l’anima intera: questa è quasi legata e quella è sciolta. Di ciò ebb’ io esperïenza vera, udendo quello spirto e ammirando; ché ben cinquanta gradi salito era lo sole, e io non m’era accorto, quando venimmo ove quell’ anime ad una gridaro a noi: «Qui è vostro dimando».

e gia` iernotte fu la luna tonda: ben ten de' ricordar, che' non ti nocque alcuna volta per la selva fonda>>. Si` mi parlava, e andavamo introcque. Inferno: Canto XXI Cosi` di ponte in ponte, altro parlando che la mia comedia cantar non cura, venimmo; e tenavamo il colmo, quando restammo per veder l'altra fessura di Malebolge e li altri pianti vani; e vidila mirabilmente oscura.

E io: «Tanto m’è bel, quanto a te piace: tu se’ segnore, e sai ch’i’ non mi parto dal tuo volere, e sai quel che si tace». Allor venimmo in su l’argine quarto; volgemmo e discendemmo a mano stanca l

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