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Aggiornato: 7 giugno 2025
Vi chiedo scusa se vi lascio, egli disse. Mi è stata annunziata una visita d'affari; rimanete qui, ve ne prego. Nino d'Este s'alzò finalmente dalla poltrona. No, no, caro, egli rispose. In casa tua si sta troppo bene, e noi abbiamo fatto tardi. Ce ne andiamo.
E cosí, refrigerando e sanando le vulnere ch'ho nel corculo e nello èpate, in rubeo si divertirá el colore busseo. MASTRO ANTONIO. Non bisogna battere, ché sè averta la porta. PRUDENZIO. Non posso stare ad exemplificarvi, al presente. Andate, ch'io ne verrò statim. MASTRO ANTONIO. Stasí pur quanto che ve piase.
Cercando così in mezzo alla vecchia musica, trovai una canzone che avevo dimenticata e mi venne voglia di provarla. Mi posi a leggerla con tanto ardore che non udii il passo di mio cugino; quando me ne accorsi smisi subito. Perchè? Egli disse ve ne prego, continuate. Oh! non merito un pubblico. Vi ho consigliato altre volte di non abusare della modestia, è una virtù deprimente.
«Oh ragazzo! interruppe il frate; uomini che con una spada in mano affrontano la morte, tremano in casa d'amici, per una parola, per uno sguardo! O Bianca non è sua fidanzata? E quando non ci si trova niun male noi, voi ve lo trovate?»
La Guida dell'Emigrante, parlando delle fortune fatte da molti lavoratori italiani nell'Argentina, dice: «Sappiamo che fra gli emigranti ve ne sono che soffrono ogni genere di angoscie, contrariet
Altezza, non ne so ancora nulla. Io parto per l'Inghilterra. Se avrò del danaro, ve ne manderò. Ve ne sar
RUFINO. Ve ho da parlare de cosa importante. PRUDENZIO. E da parte de chi? RUFINO. Venite a basso, se volete, che ve llo dirò. PRUDENZIO. Adesso vengo. REPETITORE. Che bona nova è questa? RUFINO. Come lui viene abasso, lo saperete. REPETITORE. Sono forsi cose d'amore? RUFINO. De grazia, non me llo adimandate; ch'io non vel voglio dire, se non ci è lui.
Però cadrete, cadrete rapidamente, e ve ne avvedete. Com'è vero Dio, l'Italia sar
Clarice riprese tosto, e, curva sul baule, sostando ad ogni poco, trasse tutta la biancheria e ve la rimise lentamente. Lei è di Venezia? domandò Filippo, dopo una pausa. No, signore; son di Verona; ma ho a Venezia qualche parente.... Ah! mormorò Filippo. Allora conosce bene Venezia? La Teobaldi sbuffò, perchè si rialzava, dopo aver collocato nel baule una bella collezione di calze di seta.
Notaio, fate voscenza. Niente affatto; ve la vedrete con lui. Eccolo qua. Il signor Pietro Kyllea diede una forte scossa di mano al notaio e guardò in viso quella ventina di persone che gli si affollarono attorno, osservandole a una a una, poi domando: Sono i proprietari? Gran parte. Qualcuno verr
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