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Poi che ho contrario il: ciel, lo abisso, e il mondo E che tu che n'hai vinte tante, e tanti Non hai possuto farmi un iocondo Darò con questa man fine, a' miei pianti Partite, & vane, al luoco tuo proffondo E senza lesion, de circonstanti E per ch'io son d'ognun più afflito, e mesto Senzo fallo verroti a trovar presto.

Preghiere vane: meglio dello zio vescovo, il babbo Guerin; meglio che Antonia era Maria; meglio che il cattolicismo, il calvinismo, e che Acquapendente, Ginevra; e per Gregorio Leti era cominciata una vita nuova di fede sincera, d’affetti domestici, di operosit

Ma anche queste vane visioni, salutate da grida di giubilo, e seguite sempre da imprecazioni di gente disperata, annoiavano l’almirante.

E tu, penserai a me? rispose Giuliano, colla coscienza di dir cinque parole orribilmente vane e stonate. Uhm! rispose Milla secondo.... se avrò tempo. Perchè, soggiunse con un fare soavemente biricchino se tu hai delle occupazioni.... può darsi che ne abbia anch'io.... e che siano importanti come le tue. Egli la guardò, con un'espressione indefinibile. Come?... mormorò che intendi dire?...

Come potrei io dedicarmi a te? oscuramente, ma santamente provarti sempre che t'amo e contrapporre alle mie sciocche ambizioni, all'amor proprio trafitto, alle vane gare in cui sanguina il cuore inutilmente, contrapporre il tuo affetto sempre placido, sempre religioso, sempre benedetto, non mai ridicolo? O Lidia, Dio è l'ironia! Il buio! Domenica, 31 dicembre.

Ulrico. Non è il momento di dissimulare, o di perderci in vane parole. Io ho detto che il suo racconto è vero, e che egli deve essere ridotto al silenzio.....

Ella disse, con voce gelata, facendo sonare una dopo l'altra le parole: Il mio sentimento non importa; nessun sentimento, nessun interesse, niente importa quando si è compreso il Dovere. La vita degli altri, la vita propria, l'onore, gli affetti, tutte le cose vane debbono cedergli. Questa è la mia norma; questa doveva essere anche la sua. Ma egli la dimenticò!...

Oh, fin ch’io soffra in questa esil parvenza ove s’infiamma la mia pura essenza, sempre, nel ritmo de la vita oscuro, dovunque, nel presente e nel futuro, udrò quel lagno senza fine e quelle vane preghiere d’anime sorelle: sempre nel cuore avrò, come un rimorso, quel torvo e disperato urlo: Soccorso!...

Ma ora, davanti a lei, luminoso e romoroso, il Corso Appio quasi la irrideva: alcune donne ridevano forte sulla soglia d'una bottega, un cuoiaio canticchiava presso alla sua, appoggiato allo stipite, e con un cicaleccio allegro, parlando di cose vane e giovanili, sbucavano da un palazzo tre o quattro fanciulle e passavano. , ! ella fece, disperatamente È volont