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Aggiornato: 3 ottobre 2025
«Malumbra, ascoltami,» e sì dicendo si alzava dalla sua seggiola, e gli posava una mano sulla spalla; «ascoltami: tu l'hai veduto a Milano quel giovane?» «Chi?» «Alberigo Fossano.» «L'ho veduto, ma non gli ho parlato però.» «Malumbra, tu m'hai detto che vai a Milano?» «Parto questa medesima notte.» «Io ho bisogno che tu riveda Alberigo Fossano.» «Converr
«Che l'amico viaggia verso Venezia.» «Chi?» «Lui.» «Il Visconti?» «In carne ed ossa.» «Io non ti posso credere, se non me ne dai le prove.» «Vai a Venezia tu?» «Io?... non così presto.... ma ci andrò.» «Serba adunque i cinquanta fiorini, che ci rivedremo l
Sorgi, aurora del 27 maggio! men sanguigna, men cupa del precedente tramonto tu vai a rischiarare il giorno più glorioso ch'io mi conosca in Italia. S. Fermo, Palermo! i nostri nepoti vi rammenteranno con orgoglio, e quando seduto al focolare, ed attorniato dalla gioventù bramosa, il veterano volontario star
La mia famiglia è onorata quanto qualsiasi altra; ho ventisette anni e venti mila lire di rendita e... Lograve lo interruppe bruscamente. Cospetto, come ci vai!... Ti pare questo discorso da tenersi qui in piedi, nella platea, d'un teatro?
Vai via?... Senza dirmi nulla? Te ne hai avuto a male? gli chiese Andreina, fermandolo ancora con un altro bacio. Avermene a male?... Di che cosa? Va... Va a dormire. Hai ragione di sentirti stanca. Buona notte! E la baciò distratto, senza sapere nemmeno lui dove baciava. Non temere, Giacomo, vedrai che domani le quindicimila lire di Schreiber arriveranno di sicuro.
Non lo nomini neppure! E ogni volta che io ho domandato a mio padre: Ma perchè? mio padre si è fatto un po' scuro in viso e mi ha risposto con apparente noncuranza: Paese che vai, usanza che trovi! Brutta usanza! pensavo.
LA SIGNORA (smettendo di lavorare). La vera casa penale è questa, sì signore: è questa: e io sono la povera e unica condannata alla casa penale. La mattina (contando sulle dita) ti svegli di malumore, brontoli e te ne vai via. Dici che vai agli uffizi. Sar
GERASTO. Certo ch'io non lo stimava cosí difforme, che non l'arei fatto venire e, se posso con onor mio, lo farò tornare a dietro. GRANCHIO servo, GERASTO, ESSANDRO. GRANCHIO. Questo è il largo che m'è stato mostrato, questo è il tempio, questa deve esser sua casa. GERASTO. Giovane, che vai cercando tu? GRANCHIO. Un che non ho ritrovato ancora.
Ebbene me ne vado, lo lascerò solo... Ed il servo mosse verso la porta. Il conte lo accompagnava con lo sguardo ed allorquando lo vide uscire quasi pentitosi del suo piglio troppo severo: Marco! chiamò con voce più dolce. Il servo rientrò. Dove vai adesso? A dormire, signor conte, non me n'ha ella data licenza? E mi abbandoni qui soletto come un cane mentre ne ho tanto bisogno di compagnia?
Io Quanta roba! E quanta copia di domande mi si affolla nell'animo! E dimmi, prima di tutto: a codesto riduci l'ufficio della filologia? ad un esercizio di etimologia? Foscolo Qui tu mi sembri futile e precipitoso. Che etimologia vai dicendo? Hai tu lette le mie osservazioni sul modo di tradurre il cenno di Giove in Omero? Io E puoi chiederlo, Maestro?
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