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Aggiornato: 13 giugno 2025
Una sera di settembre, mentr'era seduta nel suo seggiolone, ascoltando la lettura, che Loreta le faceva secondo il solito, del Giornale di Udine, chiuse ad un tratto gli occhi lasciandosi sfuggire un gemito e sarebbe caduta a terra se la giovane rapidamente non fosse sorta a sostenerla.
Quel luogo era a Loreta assai caro. Ancora ai tempi della signora Sant'Angelo ella ve l'accompagnava spesso e, mentre la signora agucchiava a qualche lavoro di maglia, le leggeva qualcuno dei vecchi romanzi d'avventure cui ella prendeva tanto diletto e che il professore, pur ridendo un po' di quei gusti della mamma, andava a scegliere egli stesso ed a scambiare in una biblioteca circolante di Udine. Loreta aveva conservato da allora l'abitudine di recarsi col
La storiella rimontava ad un paio di anni ed aveva avuto origine da un singolare processo che per il corso di molti mesi era stato argomento di ardenti discussioni in tutto l'alto Friuli. Si trattava di una querela sporta contro il professore Sant'Angelo al tribunale di Udine da un notissimo prete di Collalto, don Giovanni Morganti, a proposito del diritto di propriet
Francesco Donato, il quale era stato competitore del Lando, ed aveagli ceduto affine di non recar danno alla patria per la guerra che allora e in terra e in mare ardeva, troppo a lungo la creazione protraendo, aveva coperto i reggimenti di Rovigo, Vicenza, Padova ed Udine, e sostenuti i gradi di Senatore, Savio, Capo dei Dieci, Consigliere e Procuratore.
Ma quando, qualche volta, Loreta usciva a fare degli acquisti a Tricesimo od andava, accompagnata da Agnul col carrozzino a Udine, per visitare il suo amico e protettore don Letterio, Vige provava il bisogno di dire l'animo suo alla padrona: Non è una donna quella lì, è un angelo! Buona, buona come il pane. Ha fatto una gran opera santa, signora mia, prendendola in casa. Per buona, sì, mi pare.
Sembra a Pagiolin la colombaia incendiata che aveva abbandonata un anno prima a Udine, quando c'era tanta confusione di Comandi, e non c'era mezzo di fare un volo utile. Ora tutto procede bene. Una folata di odori fedeli affettuosi lo investe. Il suo odore, l'odore di Vluuruuum!
La Vige cogli occhi pieni di lagrime venne al padrone e con poche parole lo pregò di mandare qualcuno a Udine perchè venisse don Letterio: pareva a lei, nella sua povera fede di contadina, ch'egli avrebbe potuto con la sua presenza determinare un miracolo.
Perchè non scrivermi un rigo del vostro arrivo? Sarei venuto io a Udine per vedervi, Eppoi vi dobbiamo fare un grande rimprovero. Ci avete lasciato per tanto tempo senza vostre notizie.... Eh! forza maggiore, amici miei; non certo mancanza di volere. Sono settanta suonati e un viaggio così lungo, con tanti pensieri... Avete dovuto affaticarvi assai?
Una volta che don Letterio Prandina era venuto da Udine per visitarla, come del resto negli ultimi tempi faceva con molta frequenza, la vecchia signora si lasciò andare con lui ad uno slancio di confidenza. Vedete, don Letterio, tutti quelli che mi circondano vanno a gara perchè io non possa accorgermi del mio stato.... Io mi sforzo di far credere a tutti ch'essi riescono nel loro intento.
Il matrimonio si fece alla chetichella: nelle prime ore del mattino, al duomo di Tricesimo, celebrando l'ottimo prè Letterio Prandina, venuto espressamente da Udine. Pochi amici si raccolsero poi in casa ad una bella refezione, ove si fecero degli allegri brindisi e si stapparono molte preziose bottiglie, dormenti gi
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