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Aggiornato: 14 maggio 2025
75 Se Cristianissimi esser voi volete, e voi altri Catolici nomati, perché di Cristo gli uomini uccidete? perché de' beni lor son dispogliati? Perché Ierusalem non riavete, che tolto è stato a voi da' rinegati? Perché Costantinopoli e del mondo la miglior parte occupa il Turco immondo?
Ora San Domenico, sovvenuto dal Conte Simone da Monforte, scorre i contadi di Tolosa, Albi, Carcassona ed incendia Beziers; finalmente, seguendo il suo cammino, cade in potere degli Albigesi, i quali gli domandano se tema la morte: «Io temere la morte!» rispondeva il Santo «io temere la morte per la fede, per la gloria di Cristo, e della Santa Chiesa romana? Non mi uccidete a un tratto, vi prego, ma a poco a poco mutilate ciascheduno dei miei membri, e mostrateli ai miei occhi; poi strappate anche questi, e lasciate così il mio corpo, in mille parti piagato, rotolarsi dentro il suo sangue, finchè giunga il punto della morte.» Gli Albigesi lo lasciarono in libert
Inezie. Perchè gl'integerrimi giudici dei Tribunali di guerra dovevano preoccuparsi della condanna di un innocente di più o di meno? Uccidete tutti, Dio sceglier
Poi, di quella breccia il torrente trabocca dentro. Il papa! il papa! gridavano taluni. Che papa e papa! rispondevano altri, non ne vogliamo altri che il papa dei pazzi. Uccidete quanti son dentro, sclamavano di un lato. Risparmiate almeno le bestie, facevano eco da un altro. Mai no, mai no, perchè allora dovreste tutti salvarli.
Ah! egli non ha perduto tempo! esclamò furioso il duca.... E voi pure.... Il vostro deliquio cessò per trovarvi seco... Ah questo è troppo... Ma che fate?... Vi serbate calma!... Credete voi salvarvi? Io no! sono disposta a morire: chè, se persistete a volervi batter seco, morrei egualmente se voi non mi uccidete.... Ma, che vi disse quel seduttore, quell'indegno?
Uccidete, bruciate e lasciate le femmine, onde ristorare lo spirito all'allibito pontefice. Date a me che possa sfamarmi di codesto Cencio. Ohe! udite Stefano che vuole sfamarsi! Farai magro pasto, Stefano; chè tu sei un lupo e Cencio un mingherlino non più grosso di una corda da liuto. Ti mangi la rabbia! mi hai rotte due costole coi gomiti.
I colti devasta Così, che ai bifolchi Par corsa nei solchi La fiamma del ciel. Le macchie salvate, Ai campi accorrete, Battete uccidete Quel verro crudel. La carne del verro, Un rubbio ben pieno Di gran saraceno Il premio sar
«Non mi uccidete, magnifico cavaliere, non mi uccidete, pel vostro battesimo, per la benedizione di Dio e dei Santi; tenetemi per vostro fante; io so come si governa un cavallo, avrò amore ai vostri, e a voi; vi servirò fedelmente. Oh! liberatemi, signore, da questo affanno; la morte è troppo grave dolore.» E intanto piangeva e singhiozzava interrotto. «Chi ti ha detto che sia un dolore?
Ei m'accenna col dito alle turbe e grida: Quegli è il colpevole, quegli il ribelle che ardisce resistere all'autoritá, stimare i moderni, non adorare gli antichi. Guai se il mondo uscisse di pupillo e l'ascoltasse! Urlate, o turbe: fischiate, percuotete, uccidete. Lo scellerato pretende che si ragioni!
FORCA. Molte girandole mi vanno per la testa: mi stillo il cervello e ordisco gran matasse, ma non mi sono ancor rissoluto ad alcun partito. PIRINO. Aiutami. FORCA. Mi uccidete. PIRINO. Il breve termine che Mangone ha dato a Melitea di gir al dottore, è il termine della mia vita: intanto io sto nel mezzo delle fiamme ardenti. Rispondemi.
Parola Del Giorno
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