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Aggiornato: 8 maggio 2025
Lalla si scosse, abbrividì, spalancò gli occhi esterrefatta, ma poi, sciogliendosi dello scialle e sfavillando negl'improvvisi riflessi della sua veste gialla, cacciò le mani nei capelli di lui e balbettando chiamami Satanella! con voce rotta, soffocata chiamami Satanella!... Satanella tua! si abbandonò così, senza muoversi dalla poltrona, dimentica di tutto, senza lacrime, sorridendo, vinta dai sensi e dalle immagini che le tumultuavano nella mente.
E a tutta prima durò fatica per credere ai propri occhi, e si rimase sul sogliare dell'uscio perplesso ed esitante, ora guardando la Giulia ora la Valenzia, che, leggendo in quel momento sul volto del Fossano tutte le passioni che in gran contrasto allora gli tumultuavano in cuore, fu ridotta alla misera condizione di chi sente d'aver perduta ogni cosa al mondo.
Mi ricordo, un giorno non molto lontano, mi parve di avere in qualche parte del mondo un amico incognito a cui dovessi scrivere tante, tante cose; la penna correva, correva, le parole fuggivano rapidamente come foglie trasportate dal vento autunnale; senza essere chiamati, i pensieri tumultuavano, affannandosi, accavallandosi; si moltiplicavano senza numero le idee vecchie e nuove, i ricordi e le speranze, le aspirazioni e tutto questo nella forma che più conveniva alla spinta potente che li urtava. Nulla poteva arrestarmi: noncurante della et
Il momento era solenne. Un'imprudenza sarebbe pur bastata a rovinarlo: e nel suo cuore di vedovo, nel suo mondano cuore non sufficientemente preparato al sacrifizio, tumultuavano le memorie degli anni trascorsi, della famiglia antica, degli antichi affetti. Levò di tasca la grande pezzuola a scacchi e si asciugò la fronte calva.
Quando, svoltando il canto, vi gettò uno sguardo, sentì un brivido per tutta la persona, tanti e così diversi affetti gli tumultuavano nell'animo; attraversò così la piazza... entrò col cavallo, passò sotto l'androne della porta che rintronò allo scalpito, d'un salto discese lasciando le briglie del cavallo all'uomo che aveva seco, e di volo salì i gradini dello scalone.
Dal fracasso degli usci che si aprivano e si chiudevano, dal trambusto, nel cortile, dei soldati che pareva arrivassero ogni quarto d'ora, dai piedi che tumultuavano sotto il portico e dalle voci che giungevano a noi come di gente ammutinata. Verso le dieci antimeridiane il delegato Eula ci annunciò che era giunto l'ordine della traduzione al cellulare.
Essi, nel cortile, tumultuavano: le povere serve, in cucina, manipolavano la pasta, instupidite: su, nello stanzone, il parroco aveva confessato e dato l'assoluzione a tutti i suoi parenti. La piccolina di donna Cariclea spalancava gli occhi, spaventata: ma non piangeva. A un tratto, il pesante martello del portone risuonò, tre volte, sonoramente. Un silenzio profondo. Ma nessuno aprì.
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