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Aggiornato: 23 giugno 2025
Finalmente raccolse la sua gonna di peluche mousse, a larghe bande di ricamo a rilievo; chinò un poco la testa su cui portava un cappello a larghe tese in feltro oliva, con una ricca guarnizione di piume mousse a sfumature cascanti da un lato, e si decise a seguire l'amica.
Se lo disse mille e mille volte; lo ripetè piano mentre ravvolgeva una morbida sciarpa bianca intorno al capo biondo della sua figlioletta; e ancora, mentre passava con lei attraverso gli evviva della folla, fra le mille mani tese e i cappelli sventolanti.
Conte Ugo tese l’orecchio, e tra gli ululati del vento gli parve di udire il riso stridulo e beffardo del pellegrino. Prese allora una determinazione; messe la mano sull’elsa della spada; tastò la guaina del pugnale, come per sincerarsi che non gli mancavano le armi, ed uscì speditamente dalle sue camere. La sala era deserta, fredda e presso che buia.
Emilia la pregò di non aprire a nessuno; ma pensando poi che poteva essere Filippo, il suo servitore, procurò di tergere il pianto, e Teresa andò ad aprire. La voce ch'ella intese attirò tutta la di lei attenzione: tese l'orecchio, volse gli occhi verso la porta, una persona comparve, e la fiamma del fuoco le fe' riconoscere... Valancourt!...
Un ferito parlava con un infermiere, venuto accanto al suo letto. Il nome di Malatesti, o qualche cosa di somigliante, era stato pronunziato. Si volse, come potè, a stento, e tese l'orecchio. Ma il ferito parlava a bassa voce, e l'infermiere egualmente.
Si vedeva al braccio di Leonardo non più cieco, essa colla faccia rivolta in su, egli col capo piegato teneramente verso di lei, e vedeva due sorrisi d'amore scendere e salire per le fila tese da due sguardi d'amore.
Mi avanzavo nella luce del sole nascente, nell'umidore dei prati e i calici bianchi dei convolvoli e gli occhi azzurri delle pervinche si aprivano intorno a me come mani tese di amici, come sguardi di sorelle. Tutti i rumori del bosco erano canzoni, i pigolii dei nidi erano tutte preghiere ed io pure cadendo in ginocchio pregai in mezzo alla natura in festa come dinanzi all'altare di Dio.
Improvvisamente Maria fece l'atto di alzarsi... tese le braccia... Il volto le sfavillava. Maria! Maria! Udì, lo guardò, mormorò: Vedo Dio. Tre giorni giacque il bel cadavere, sparse le chiome intorno all'origliere, le mani congiunte sul seno.
Appassionato per gli svaghi sportivi, ma in modo speciale per l'ippica, possedeva una scuderia da corsa, la quale gli costava non soltanto molti quattrini ogni anno, ma cure infinite e tempo. A vederlo, lo si immaginava subito in tenuta da fantino, giubba nera su calzoni bianchi, la frusta sotto il braccio, le braccia tese, il corpo curvo come in agguato, nello sforzo supremo del galoppo finale.
Certo la vittoria aveva commosso il Sole! Il Sole, grande occhio attento di arpeggiatore seguiva sulle lunghe sue corde tese i galoppanti accordi i maliziosi pizzicati e le molli frange di vibrazioni sbocciate nel cielo. Il Sole si moltiplicava nell'ampio cielo orchestrale. Volubilmente si innalzavano delle nuvole, tortili come canne d'organo e mantici profondi nei quali il Sole comprimeva a forza di pedale i Venti globulosi. Questi diventavano soffii melodici e salivano salivano ad inaffiar di fantasia le infinite orecchie attente, invisibili, delle invisibili stelle. Il calore dei suoni era tale che le nuvolose canne d'organo s'incendiavano al passaggio d'ogni nota fondendosi qua e l
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