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Aggiornato: 16 maggio 2025
Giá la ricreazione aveva presta don Gualtier, mansionario diligente; posta in ordin di torcie una tempesta, e ciocche di cristallo risplendente, non dico del Briati, che non c'era, ma di Buemmia, cariche di cera. Tavolin, ghiridoni, tavolieri e carte e sbaraglin per tutto sono, sedie co' lor piumacci ed origlieri d'oro, ch'ognuna valea quanto un trono.
Correa pel monastero una pazzia: che si tenean per moral lavorío. l'opre e i romanzi del poeta Marco, ed ogni tavolin n'era giá carco. Marfisa va leggendo que' volumi, ch'erano stati sempre suoi diletti, e cerca ritrovar nei lor costumi una fuga che in capo se le assetti.
Correa pel monastero una pazzia: che si tenea per moral lavorio l'opre e i romanzi del poeta Marco, ed ogni tavolin n'era giá carco. Le universali letture erano allora le opere del Chiari e del Goldoni. Dalla ottava 37 all'ottava 46 è censura derisoria de' romanzi del Chiari. Stanza 71.
Véstiti in lungo tosto, e m'ubbidisci: questa scritta nuzial restituisci. Poi della lettra e del guascon sfacciato gli narra. Don Gualtier facea stupori: poscia in veste talare s'è avviato alla magion di Risa a far rumori; e poiché il caso e il comando ha narrato del padron suo, la scritta trasse fuori. Sopra d'un tavolin la pose, e poi volge le spalle e va pe' fatti suoi.
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