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Aggiornato: 23 giugno 2025
Una lettra il guascon poco modesta, che ancor fresco ha l'inchiostro, va leggendo, e la tien tanto aperta e sí palese, che leggerla potesse anche il marchese. In fronte avea la lettera: «Cor mio!» il contenuto non lo voglio dire; basti saper che il fine era un addio da far di tenerezza un uom svenire.
E gli fa riverenza, e poi gli ha data la lettera che a lui lo raccomanda. Gan lo saluta e, la lettra sbollata, vide per Filinor ciò che dimanda. E disse: Cavalier, vi sia donata quant'assistenza io posso in questa banda, e ben la meritate al parer mio, ché mi sembraste col timor di Dio. Chi in quel s'affida non può dubitare. La coscienza netta è un gran conforto.
Questa disuguaglianza è gran peccato e una sopraffazione vergognosa. Quando avrete l'incarco rinunziato, non sará la disfida difettosa; e allora al torrione oltre alla Senna v'attenderò diritto come antenna». Scritta la lettra, diceva Terigi: Non vo' mandarla, grida a tuo talento. Può rinunziare, e allor, per san Dionigi! venga a me l'olio santo pel cimento.
No, fio mio bello, no, nun so' scemenze Quer che te dice mamma, sti pensieri Tietteli scritti qui, che so' sentenze; Che ar monno, a sta Fajola d'assassini, Lo vòi sapé' chi so' l'amichi veri? Lo vòi sapé' chi so'? So' li quatrini. Ar mio, sopra la lama ch'è rintorta C'è stampata 'na lettra cór un fiore; Me lo diede Ninetta che m'è morta Quanno che me ce méssi a fa' l'amore.
Véstiti in lungo tosto, e m'ubbidisci: questa scritta nuzial restituisci. Poi della lettra e del guascon sfacciato gli narra. Don Gualtier facea stupori: poscia in veste talare s'è avviato alla magion di Risa a far rumori; e poiché il caso e il comando ha narrato del padron suo, la scritta trasse fuori. Sopra d'un tavolin la pose, e poi volge le spalle e va pe' fatti suoi.
Parola Del Giorno
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