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Aggiornato: 4 maggio 2025
Don Domenico Taffa correva come un uomo che scappa dal fuoco. Don Diego non ripetè a sua sorella il supplemento di conversazione che aveva avuta col suo visitatore.
Il conte di Craco è stato il mio protettore, ha comperato la mia casa ed il mio giardino. Il barone di Sanza è un aspirante alla diplomazia. Il marchese di Tregle fu medico della regina Urraca. Io ho conosciuto, per domandar loro soccorso e lavoro, Don Lelio Franco, Don Domenico Taffa, il canonico Pappasugna. Sono anch'essi nemici del governo, questi signori? E gli altri?
La sera Don Diego cercò il viglietto di introduzione che il capitano Taffa gli aveva dato per suo fratello, capo di ripartimento, passato pocanzi dalla polizia al culto. Quest'ultima speranza però riluceva appena. Si recò, malgrado ciò, dal barone di Sanza e gli raccontò la sua conversazione col commissario.
Don Domenico Taffa aveva terminato il suo desinare e digeriva dolcemente, fumando un eccellente zigaro e leggendo tale o tal altro giornale francese, cui la censura del ministero sopprimeva agli abbonati per distribuirli a certi impiegati privilegiati. Don Domenico, anch'egli, aspettava il prete da lungo tempo, e non senza impazienza.
Egli vide Don Domenico Taffa, lo ringraziò dell'onore che gli aveva compartito, chiedendogli la mano di Bambina; accettò la proposta condizionatamente; dimandò una settimana di tempo per presentarlo a sua sorella, quel tempo essendogli necessario per sciogliere la sua parola col conte di Craco che destinava la giovinetta al barone di Sanza; disse che costui non gli sembrava punto tenero della sua fidanzata: promise che Bambina non andrebbe più a confessarsi.... breve, mischiando vero e falso, accomodò le cose in modo che gli si accordarono di buona grazia alcuni giorni per riflettere.
Il re, obbediente come un fanciullo, andò ad inginocchiarsi ad un inginocchiatoio in un angolo del salone, e Don Domenico Taffa s'inginocchiò ai piedi del vescovo. Ascolta, disse monsignor Cocle a voce bassa. Tu sei uno scellerato affezionato, ed io ti parlerò con tutta franchezza, come sempre, poichè tu conosci tutti gli affari miei.
L'han dessi dimenticato di poi, o non ne han lasciato memoria? Questa opulenza sembrò quasi regale a Don Diego, ed ei provò una specie di trepidazione involontaria. Ebbe per un momento l'aria goffa ed imbarazzata. Aveva dato il viglietto del capitano Taffa al domestico, ed aveva fatto domandare se lo si poteva ricevere. Cinque minuti dopo, Don Diego era introdotto nel gabinetto di Don Domenico.
Bambina restò a vaneggiare. Il diman l'altro, ella tornò al Gesù Nuovo! Infrattanto..... il re prega. Alle otto del mattino Don Diego si presentò in casa di Don Domenico Taffa. Il degno galantuomo terminava di radersi, e per rimettersi della fatica centellava una tazza di cioccolata alla crema, cui la sua bella governante, sufficientemente scollacciata, gli presentava.
Con suprema stupefazione di Antoniella, la vispa governante di Don Domenico Taffa, questi, di ritorno dalla sua visita a Don Diego, invece di coricarsi a mezza notte e dormire come un priore, secondo il consueto, aveva passeggiato nell'appartamento fino alle due del mattino ed aveva passato una notte insonne molto agitata, scattando dei monosillabi diretti a tutti i mobili.
Don Domenico Taffa si presentò per parlare a Don Diego, da parte del ministro dei culti, ed insistè per vederlo, malato o no. Egli portava un ordine al re. Gli era giusto il quinto giorno dopo l'arrivo del vescovo.
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