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Posto avea fine al suo ragionamento l'alto dottore, e attento guardava ne la mia vista s'io parea contento; e io, cui nova sete ancor frugava, di fuor tacea, e dentro dicea: 'Forse lo troppo dimandar ch'io fo li grava'. Ma quel padre verace, che s'accorse del timido voler che non s'apriva, parlando, di parlare ardir mi porse.

Io mi tacea, ma ’l mio disir dipinto m’era nel viso, e ’l dimandar con ello, più caldo assai che per parlar distinto. Beatrice qual Danïello, Nabuccodonosor levando d’ira, che l’avea fatto ingiustamente fello; e disse: «Io veggio ben come ti tira uno e altro disio, che tua cura stessa lega che fuor non spira.

Degli anni all'ónere curva lasciava, O qualche timida prece d'amore Che su virginee labbra mandava L'ansia del cuore. Tebe era mutola; tacea Corinto; Messene, esangue, nelle sue mura Chiudeva un popolo per sempre vinto Dalla sciagura. Brandían gli Ellenii zappe e bipenni! Di illustri ceneri piene eran l'urne, E le Olimpiadi venian solenni E taciturne

Posto avea fine al suo ragionamento l'alto dottore, e attento guardava ne la mia vista s'io parea contento; e io, cui nova sete ancor frugava, di fuor tacea, e dentro dicea: 'Forse lo troppo dimandar ch'io fo li grava'. Ma quel padre verace, che s'accorse del timido voler che non s'apriva, parlando, di parlare ardir mi porse.

Posto avea fine al suo ragionamento l’alto dottore, e attento guardava ne la mia vista s’io parea contento; e io, cui nova sete ancor frugava, di fuor tacea, e dentro dicea: ‘Forse lo troppo dimandar ch’io fo li grava’. Ma quel padre verace, che s’accorse del timido voler che non s’apriva, parlando, di parlare ardir mi porse.

Poi che al veggente immaginar l'altero Ribellator degli uomini si tolse, E mirò intorno il vasto Circo, un alto Silenzio s'assidea sui tenebrosi Menïali titanici, e fra' rotti Pilastri ed i corintî archi passavano Lunghe file di mute Ombre e la luna, Ei mirava e tacea. Ma tu nei santi Penetrali del ciel gi

Intra due cibi, distanti e moventi d’un modo, prima si morria di fame, che liber’ omo l’un recasse ai denti; si starebbe un agno intra due brame di fieri lupi, igualmente temendo; si starebbe un cane intra due dame: per che, s’i’ mi tacea, me non riprendo, da li miei dubbi d’un modo sospinto, poi ch’era necessario, commendo.

Posto avea fine al suo ragionamento l’alto dottore, e attento guardava ne la mia vista s’io parea contento; e io, cui nova sete ancor frugava, di fuor tacea, e dentro dicea: ‘Forse lo troppo dimandar ch’io fo li grava’. Ma quel padre verace, che s’accorse del timido voler che non s’apriva, parlando, di parlare ardir mi porse.

Io mi tacea, ma ’l mio disir dipinto m’era nel viso, e ’l dimandar con ello, più caldo assai che per parlar distinto. Beatrice qual Danïello, Nabuccodonosor levando d’ira, che l’avea fatto ingiustamente fello; e disse: «Io veggio ben come ti tira uno e altro disio, che tua cura stessa lega che fuor non spira.

Intra due cibi, distanti e moventi d'un modo, prima si morria di fame, che liber'omo l'un recasse ai denti; si` si starebbe un agno intra due brame di fieri lupi, igualmente temendo; si` si starebbe un cane intra due dame: per che, s'i' mi tacea, me non riprendo, da li miei dubbi d'un modo sospinto, poi ch'era necessario, ne' commendo.