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Dai pii ragionamenti furono scossi quei due pietosi al tocco di una campana a martello.

L'Orsola, direttamente interpellata, si credette in dovere di fare dei complimenti; disse che non era abbastanza ben vestita per mettersi insieme ai signori, che non meritava l'onore e tante altre belle cose, in seguito alle quali mio cugino toccò leggermente la frangia del suo scialletto e concluse: Benissimo, dunque siamo intesi, avanti.

Al tocco della campana entrò lo Sforza nell'aula dove leggevasi diritto, e senza distinzione di sorta s'affrettò a sedere nei banchi. I figliuoli dei buoni borghesi d'Augusta e delle altre citt

L'oro che seco portava il Pusterla divenne bottino del traditore, il quale non si fidò di rimettere il piede in Pisa, ricordevole dell'avventura dell'altra volta, e domandò al capitano del Caspio che lo tragittasse a Genova. Questi, volendo (ripeteva) esser libero come il mare, pose a terra il suo carico, e tosto diede la volta per dove Ramengo gli comandava. Il quale poi sbarcato, a gran giornate come chi reca una prospera novella, attraversò la Liguria e il Monferrato, toccò a Vigevano i confini del Milanese. Quivi però dovette subire una contumacia, essendo allora sospetticcio di peste, e massime nella Toscana, ove la fame dei due anni precedenti sviluppò la contagione in modo che la sola Firenze perdette in quell'estate quindicimila cittadini. Veniva come un tremendo foriero di quella che infierì sette anni dopo; intendo la troppo famosa, descritta dal Boccaccio, che sterminò centomila persone in Firenze, ottantamila in Siena, quarantamila a Genova, settantamila a Napoli, fra Sicilia e Puglia cinquecentotrentamila, restando alcune citt

Così rispose il ragazzetto, ma poichè il somarello andava più di buona voglia che di buon passo, Ramengo n'ebbe abbastanza di quell'indicazione, e toccò via di trotto serrato, sotto all'incessante acquazzone, finchè alcuni lastroni di macina l'avvertirono del mulino cui era gi

L'ho visto or ora sulle scale. Andava alla ricerca del cane, disse, per uscire a passeggio. È un fanciullo incantevole. Non è vero? esclamò Fabiano, tocco nel vivo del suo amor proprio. Sono certo che non m'inganno. Vostra Signoria non s'inganna, confermò il dottore.

Una forte scampanellata li scosse. Si udirono immediatamente i passi affrettati del domestico, che andava ad aprire la porta al suo padrone. Aldo si levò in piedi. Allora sentì sulla sua manica un tocco fermo e leggiero: era la piccola mano ingemmata della signora Van Osten, che lo spingeva giù a sedere. Egli obbedì istintivamente.

TRASILOGO. Ho paura di me, non di te. LAMPRIDIO. Pecora, asinaccio! SQUADRA. Rispondetegli, padrone. TRASILOGO. Il malanno che Dio ti dia, non mi chiamo cosí io! LAMPRIDIO. Tu fuggi, eh? TRASILOGO. Io camino presto. TRASILOGO. Oimè, oimè! SQUADRA. Ancor non vi ha tócco e voi gridate. TRASILOGO. Se gridassi dopo, a che mi giovarebbe?

Amedeo, pettinato come uno sposino, tutto fresco nel suo vestito nuovo alla marinara, quando gli amici verso il tocco vennero a pigliarlo alla casetta del torrente, scese con Bortolo e colle donne alla riva deserta, e fattosi il segno della croce, entrò nella barca che doveva condurlo alla Cappelletta. L'emozione non lo lasciava parlare e parve a tutti ch'egli fosse un scoraggiato.

Filippo Ferri è fatto così; tutto d'un pezzo. Sta sulla sua come un Artabano; ma nessuna sua parola offende. Pochi uomini sono cortesi quanto lui, nessuno più di lui; ma suol parare andando a fondo. Ha dolce il sorriso e fiero lo sguardo; solo a vederlo per istrada bisogna dire: ecco un uomo. Al tocco ero alla stazione della strada ferrata, distante un'ora da questo dolce paese.