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Aggiornato: 23 maggio 2025


L'oro che seco portava il Pusterla divenne bottino del traditore, il quale non si fidò di rimettere il piede in Pisa, ricordevole dell'avventura dell'altra volta, e domandò al capitano del Caspio che lo tragittasse a Genova. Questi, volendo (ripeteva) esser libero come il mare, pose a terra il suo carico, e tosto diede la volta per dove Ramengo gli comandava. Il quale poi sbarcato, a gran giornate come chi reca una prospera novella, attraversò la Liguria e il Monferrato, toccò a Vigevano i confini del Milanese. Quivi però dovette subire una contumacia, essendo allora sospetticcio di peste, e massime nella Toscana, ove la fame dei due anni precedenti sviluppò la contagione in modo che la sola Firenze perdette in quell'estate quindicimila cittadini. Veniva come un tremendo foriero di quella che infierì sette anni dopo; intendo la troppo famosa, descritta dal Boccaccio, che sterminò centomila persone in Firenze, ottantamila in Siena, quarantamila a Genova, settantamila a Napoli, fra Sicilia e Puglia cinquecentotrentamila, restando alcune citt

Disastro così grave ne metteva in luce un altro meno generale, ma non meno grave. Ignazio Mustica, cassiere del civico Banco, falliva d’una ingentissima somma: chi facevala ammontare a cinquanta, chi a settantamila scudi. Come avea potuto egli trascinare a così inattesa iattura il paese? Con la connivenza e la cooperazione di alcuni ribaldi: il libreri (ragioniere) Giuseppe La Rosa e lo scritturale Salvatore del Carretto; coi quali, appena scoperto, prendeva il largo, più destro e fortunato degli autori delle frodi e falsit

Poi gli tagliarono il naso ed il dito mignolo, e chiesero settantamila ducati, poi, come invece del danaro, vennero i bersaglieri, lo ammazzarono con una pugnalata nello stomaco. Fu allora solo, che la pallida Alfonsina dagli occhi cisposi, si decise a sputare quel po' di sangue roseo che le rimaneva nelle vene e partì un anno dopo di lui.

Poi, si coricò anche lui, dormì e sognò che la signora Barbetti gli traduceva e gli spiegava, una per una, le settantamila pelli di bue dello Zendavesta. Per quindici giorni di seguito, il cavaliere Cipicchia fece una corte onesta , ma ostinata, implacabile, alla vedova Barbetti, che sera per sera lo seppelliva sotto cumuli enormi d'erudizione enciclopedica.

Quel 15 ottobre 1893, in cui la Torre venne finalmente inaugurata alla presenza d'Umberto e di Margherita, tra una folla di settantamila persone onde furono allagati i bei viali di cipressi e la pianura, sotto un mirifico sole, il conte Roberto fu tutto preso da una tenera gioia e da un'ombra di malinconia, rivedendo parecchi dei vecchi combattenti e rammentando i molti scomparsi.

Il quale seguitava ad illudersi; come s'era illuso, quando, ritornate da San Domingo alcune navi cariche d'oro per la Corona, della parte dovuta all'Almirante non portarono nulla, e dovevano esserci per lui almeno settantamila scudi; come quando, essendo mossa questione di far partire per il nuovo Mondo tre vescovi, indarno richiese che fosse ascoltato il suo parere prima di eleggerli. Questa, per altro, era stata ingiuria troppo grave alla sua dignit

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