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Poi 'l tempo c'ha cent'ale a gli omeri, a le mani, al capo, ai piedi, ch'ora sotterra giace in le catene, verria stôrti dal bene ch'oggi lieto godi e te 'l possedi; e ne faria soi giorni e mesi eredi. «Quanto maiora beneficia sunt hominibus constituta, tanto graviora peccantibus iudicia». CHRYS.

La Miseria dalle scarne mani, e sua sorella, la Solitudine dagli occhi allucinati, spinsero Nancy nella nebbia di un altro anno sterile e triste. Ed ella andò, mite, con i suoi tacchi storti ed il suo vestito marrone, traverso un'altra estate, un altro autunno, un altro inverno. Ed ora ecco l'aprile! Aldo restava assente talvolta per delle settimane intere.

Al ciel velato gli alberi tendono i rami storti, Come preganti braccia di scheletri contorti: Che narri, o immensit

Un viaggio a ritroso nei campi della storia c'insegna ad aver misura e ad usare prudenza, per conservare alla terra nostra i frutti di una fortuna che non possiamo vantarci di aver sempre meritata. Un viaggio, dirò così, laterale tra i vivi, ci reca il medesimo insegnamento, e può riuscire una doccia salutare a molte follie, un correttivo a molti storti giudizi, a molte fallaci speranze. Tra le lustre di cui oggi si pasce il mondo, o che la moda gli fa parer belle, c'è anche la famosa e non mai abbastanza esaltata «fratellanza dei popoli». Gli ideologi della politica si trovano da per tutto, e non è meraviglia che voci amiche ci chiamino al «banchetto delle nazioni» anche di l

105 Ma sempre più raccende e più rinuova, quanto spenger più cerca, il rio sospetto: come l'incauto augel che si ritrova in ragna o in visco aver dato di petto, quanto più batte l'ale e più si prova di disbrigar, più vi si lega stretto. Orlando viene ove s'incurva il monte a guisa d'arco in su la chiara fonte. 106 Aveano in su l'entrata il luogo adorno coi piedi storti edere e viti erranti.

Gisfredo con passi storti e leggieri, con le orecchie attente, per farsi maggior pregio presso il Conte Anselmo, penetrava nelle più riposte stanze reali: i fati lo portavano; perviene entro un andito lunghissimo, con la mano alla parete, in punta di piedi, senza trarre un fiato si mette a percorrerlo; lo percorre, giunge ad una sala, abbandona la scorta del muro, e va oltre: non poteva essere anche a mezzo, quando un gemito represso lo avvertiva, quivi dimorare gente; stava, un lamento femminile fece suonare il vasto edifizio.

Passiamo molte ore a veder lavorare i pittori. L'Ussi ha fatto un bello schizzo del gran ricevimento, in cui è colta meravigliosamente la figura del Sultano; il Biseo, pittore valentissimo d'architettura orientale, sta copiando la facciata della casetta del giardino. Bisogna sentire, per divertirsi, i soldati e i negozianti di Fez che vengono a vedere quel quadretto. Vengono in punta di piedi alle spalle del pittore, guardano facendo cannocchiale della mano e poi quasi tutti si mettono a ridere come se avessero scoperto qualche grande stranezza. La grande stranezza è che nel disegno il secondo arco della facciata è più piccolo del primo, e il terzo più piccolo del secondo. Digiuni come sono d'ogni idea di prospettiva credono quella ineguaglianza un errore, e dicono che i muri sono storti, che la casa balla, che la porta è fuori di posto, e ne fanno le alte meraviglie, e se ne vanno dando di ciuco all'artista. L'Ussi è più stimato dopo che si sa che è stato al Cairo e che ha dipinto la partenza della grande carovana per la Mecca, d'incarico del Vicerè, che gli diede quindicimila scudi. Dicono però che il Vicerè è diventato matto a pagare quindicimila scudi un lavoro in cui, a metter molto, l'artista avr