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Aggiornato: 28 giugno 2025


Antonio, entrando, salutò allegramente, ma la moglie non se ne diede per intesa. Mentre io era fuori, domandò egli, è venuto qualcheduno a cercarmi? Rosina crollò le spalle, e un punto tirato con più violenza stracciò il filo. Maledetto! diss'ella con rabbia. Che? esclamò il marito volgendosi a guardarla con qualche stupore: con chi ce l'hai? Col fistolo che ti colga.

Fu ventura per Muzio che la ricchezza della preda avesse abbarbagliato i ladri a tal che, dopo quella conversazione del prete colla strega sul conto suo, non ne fecero più caso ed egli rimase in un canto dimenticato come uno straccio, piangendo dalla fame e dal freddo. Siccio, l'onesto Siccio, non lo dimenticò.

A st'ora non s'apre a nessuno: andate per i fatti vostri. Son io, compare Sciaverio: mastro Pasquale. E questo nome s'udì chiaro, come se chi era dietro la porta l'avesse gridato con la bocca sul buco della serratura. Era proprio il roccellese, avvolto nel suo straccio di cappotto, fradicio mezzo, e inzaccherato come un cane.

Buttò giù due, tre, quattro colonne di roba, le stracciò, ne scrisse molte altre; capovolse l'articolo, della coda ne fece il cappello e del cappello la coda; ma l'insieme non tornava; la sua testa aveva le vertigini e il suo cuore era in sussulto.

Come vi fu adagiato, il Balmet gli diede la fiaschetta dell’acquavite, un grosso pane, uno straccio di carne salata, si levò di dosso la giacca di lanaccia, gliela pose sulle spalle, gli promise che sarebbe tornato al più presto con aiuti, e via a precipizio per la più diritta.

Pietro Laner stracciò colle dita tremanti la copertina e le pagine del libro, e subito cercò, cercò avidamente, in ogni pagina.... Niente! Tutta la grande attrattiva era nella copertina; il resto, una raccolta di novellette insipide, tradotte dal francese.

Il vecchio elmo di Scipio, Che ti stracciò la chioma, Lascia alla morta polvere Dell'infeconda Roma. Sorgi, fanciulla, al tenero Sospir d'un nuovo amore Di nuove nozze a tessere La veste tricolore. Stesa la mano al vomero, Cinta di fiori e spiche, L'opere tue vendemmia Sulle memorie antiche: Forte dall'urne esauste Di mutola rovina Il risonante spirito Aliti la fucina.

Gli venne un sospetto. Che sia davvero vile? domandò a se stesso. Stracciò la busta e lesse le poche righe. Vile! esclamò. Davvero vile! Il biglietto, scritto colla mano tremante, diceva: Non posso! Tanti innocenti..? Tanti, tanti innocenti! motteggiò.

Era angustiata dal timore e oppressa da una soggezione strana: guardava la lettera, che teneva sempre chiusa in mano, voleva aprirla e non sapeva risolversi, non osava. Finalmente, si fe' coraggio, stracciò la busta: Venite subito da me: ho scoperto tutto e ho tanto tanto bisogno di consigliarmi con voi.

La ragione condanna simili fantasticherìe; ma se la ragione condanna, la coscienza approva; e la ragione in balìa del sentimento è straccio di carta legato al piè di una rondine.

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