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quando la madre da Chiron a Schiro trafuggo` lui dormendo in le sue braccia, la` onde poi li Greci il dipartiro; che mi scoss'io, si` come da la faccia mi fuggi` 'l sonno, e diventa' ismorto, come fa l'uom che, spaventato, agghiaccia. Dallato m'era solo il mio conforto, e 'l sole er'alto gia` piu` che due ore, e 'l viso m'era a la marina torto.

In questa vita gustano l'arra di vita etterna, gustando questo medesimo del quale Io t'ho decto che essi sonno saziati. Come hanno questa arra in questa vita? Dicotelo: in vedere la mia bontá in e in cognoscere la mia veritá; el quale cognoscimento ha l'intellecto illuminato in me, el quale è l'occhio de l'anima.

103 Sommamente ebbe Astolfo grata questa compagna d'arme, e così Sansonetto. Furo a Damasco il inanzi la festa, e di fuora nel borgo ebbon ricetto: e sin all'ora che dal sonno desta l' Aurora il vecchiarel gi

Tanti sonno e' mali che gli caggiono in capo al disobbediente, tanti sono i dolorosi fructi suoi, che la lingua tua non gli potrebbe narrare! Oh disobbedienzia, che spogli l'anima d'ogni virtú e vestila d'ogni vizio!

Perchè mi hai dimenticato così? Non sai ch'io lavoro per te? Che m'importa dell'archeologia, della politica, dell'arte? Mi rompo lo stomaco di giorno nelle biblioteche, e rubo il sonno di notte, per lavorare per te.... Senza cuore! dimenticami, ma non sarai dimenticata da me; verr

e da lontano, come tu vorrai: penetrerò per te la vôlta cava dei cieli, e sarò in te, simile a schiava accosciata nell’ombra. E mi amerai d’amore. Ah, nessun mai suddito e donno tu avuto avrai come la mia presenza compatta ed invisibil, coscïenza e senso, in te vivente anche nel sonno!...

80 Nel primo sonno dentro al padiglione dormia Agramante; e un cavallier lo desta, dicendogli che fia fatto prigione, se la fuga non è via più che presta. Guarda il re intorno, e la confusione vede dei suoi, che van senza far testa chi qua chi l

Vive di , della tenace polla che, dal concavo sasso in sue perenni forze fluendo, il sonno dei millenni rompe con qualche pullular di bolla. Più non ricorda che una bocca umana di lei godette, in lei languì, rinacque dal refrigerio limpido dell’acque quale un bel frutto rosso.

Il Farinaccio pose fine a tutte coteste faccende mentr'era la notte inoltrata, e veramente per quel giorno egli aveva operato abbastanza: un altro se ne sarebbe andato a rifare le forze col sonno; ma egli s'incamminò a trovare i suoi compagnacci, che lo accolsero a braccia aperte, e il pensiero dei Cènci rimase annegato nel giuoco e nel vino.

Il signore, colpito da quella voce, tracciò rapidamente sul margine superiore del foglio alcune lineette ondeggiate, e volgendosi al medico col sorriso più sereno: «Grazie del buon suggerimento, gli disse! ora che il lavoro è compiuto, posso mettermi a letto col cuore tranquillo. Da dieci mesi non ho mai gustato il bisogno del sonno come in questo momento».