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Nella casa a mezzo il paese del sindaco successe un episodio ricordevole. In una camera a primo piano sgombra di tutto, e nella quale stavano sdraiati a terra vari garibaldini in dormiveglia alla penombra d'una lucernetta, egli aveva un tavolo liscio di bianca pecchia, che pare gli dovesse servire di scrigno. Il sindaco, ottima persona, aveva accordato la più cordiale ospitalit

Sgombra la tema; e giù del core in fondo, Stabilissima sia la tua credenza, E ti rivolgi al Correttor del mondo, Chè contra il suo voler non è potenza. Perfido spirto, e de l'abisso immondo, Apparve poco dianzi a tua presenza, E come ei fosse de' celesti un nume L'orribil forma rabbellì di lume.

Squilla la tromba: quattro guardie del Circo, a cavallo, con cappello e pennacchio alla Enrico IV, mantellina nera, giustacore, stivaloni, spada, entrano dalla porta che è sotto il palco del Re, e fanno a lento passo il giro dell'Arena; la gente sgombra, ognuno va al suo posto, l'Arena riman vuota. I quattro cavalieri si vanno a mettere a due a due dinanzi alla porta, ancora chiusa, che fa fronte al palco reale. I diecimila spettatori hanno l'occhio l

Siano sepolti i morti nelle più profonde viscere della terra! Sia sgombra di mummie la soglia del futuro! Largo ai giovani, ai violenti, ai temerarî! =La pittura futurista.= Manifesto tecnico. 11 Aprile 1910.

MORFEO. Non andate, di grazia, padrone, ché costui le vuol dare a me. Dagliele. PELAMATTI. E ti par che gli le dia? MORFEO. Ancor dici: mi pare? PELAMATTI. Salvi e contenti... MORFEO....da' mille cancheri che ti divorino o t'avessero divorato duo anni sono! PELAMATTI. Ecco te le dono. Ma fate che non venghi in bottega. MORFEO. Camina, sgombra, fuggi, ché la tua presenza gli accresce rabbia.

Nullameno la maggior parte non osava. Solamente due ore dopo la villa fu sgombra; la piccola botte vuota e dimenticata dietro un vaso di oleandri era l'unico segno della festa, che rimanesse sul prato.

Del decennio l'angoscia mortale Un istante, un accento avea sgombra: Dalla fossa qual reduce un'ombra, Mi stupìan terra ed uomini e ciel. Traversai valli e balze straniere, M'avvïai della patria a' bei lidi, L'Alpe ascesi, ed oh gioia! rividi La natíva penisola alfin. Al dolcissimo letto del padre Egro giunsi, ma giunsi felice: Lui rividi e la mia genitrice; Tra lor braccia mie pene avean fin!