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Il parrucchiere che uscì per ungere le ruote del suo omnibus e che tornò a gridare: A Sestri! a Sestri! vide me che ponevo il piede sul predellone di un omnibus rivale. Altro che Ballila che gioca il tiro al tedesco! E il camiciotto nemico peggio! Che furia! Io divenni quasi smorto, e quasi lasciai cadere parasole e sacca. Pelandrun! galeotto! Ti me vëgni a robâ i posti?

O felicissimi, alla sera vi stavate alla spiaggia, seduti in disparte, su una sola panca, anche su un solo scannello, contemplando il mare, contemplando il cielo. Pegli. Sulla strada da Sestri a Pegli c'è un piazzaletto con quattro robine a ombrello, e in fondo un muro grigio, squallido e graffiato, con un'antaccia chiusa.

Partimmo subito! Pendin da furche! Ti me caxiæ sotta æ grinte! Ti me caxiæ sotta æ grinte, e se nu te rumpo quello brûtto muro , ciû tösto me fassu appende! A Sestri, a Sestri! A Sestri! Sciü, sciâ munte con ! Sciü, sciâ munte con ! Con ! Con ! Questo è quello che si può scrivere.

Ed ora, sta preparando qualche cosa di nuovo? domandò la bruna, seduta presso il caminetto. No: sono piombato nell'ozio più vergognoso, disse Gian Luigi volgendosi verso di lei. Non so come, respirai di piacere. Gian Luigi oziava; ciò me lo rendeva simpatico. È stato a Sestri, non è vero? chiese Lidia. Me lo annunciò Sergio. , signora. A Sestri, al ritorno da Saint-Moritz.

A Sestri! a Sestri! incominciò a gridare, col sorrisine genovese, quello che nasce dalla golaccia delle palanche e che si invernicia di un: caro, sono tutto ai vostri comandi, da umilissimo servitore. A Sestri!

O anime gentili e mestissime, io contemplo i fiorellini strisciati dall'ultimo raggio di sole. E perchè di quei fiorellini io colgo e bacio l'appassito? Sestri Ponente. Aspetteremo una notte senza luna e senza stelle, a mare cupo, a pace di cimitero.

GUERZONI G., Garibaldi, I, 10. Della sua fuga da Genova, Garibaldi tocca di volo nelle proprie Memorie. «Il 5 febbraio 1834» (son sue parole) «io sortivo da porta della Lanterna, alle 7 pomeridiane, travestito da contadino e proscritto. Qui comincia la mia vita pubblica: pochi giorni dopo leggevo, per la prima volta, il mio nome su d'un giornale. Era una condanna di morte al mio indirizzo, rapportata dal Popolo Sovrano di Marsiglia. Stetti inoperoso, a Marsiglia, pochi mesi». Il Guerzoni, che fu segretario del Generale a Caprera, mentre confessa che «non era facile» indurlo «a raccontare le sue avventure», afferma che «su questa tornava egli medesimo spesse volte e volontariamente». Ciò che dunque ne scrive l'ha udito dalla sua propria bocca. Garibaldi, fallito il tentativo della rivolta, si rifugiò nella bottega d'una fruttivendola, e, cambiata nei panni d'un contadino la sua camicia di marinaro, uscí da porta Lanterna, e lasciata la via maestra, traversando campi e giardini, saltando muri e siepi, si diresse a Sestri di ponente; dopo dieci giorni giunse a Nizza, e di l

Or da queste lettere s'intendeva come il viaggio di Sestri non fosse che uno spediente adatto a colorire meglio, a rafforzar le ragioni del viaggio fatto dianzi in Isvizzera. Durante il quale, Lilla e Paris si erano' veduti; e lo accennava chiaramente il carteggio. In una di queste lettere, così scriveva la povera solitaria: «....Abbiamo errato, Paris, ed io ne sconto la pena.

Lo vedete, risposi, additandogli le mie valigie. Voi partite? Per Sestri balbettai, vergognando meco medesimo d'una determinazione presa così all'improvviso e per causa così meschina. È un'amena posizione diss'egli. Poco stante mi strinse la mano affettuoso, mi augurò il buon viaggio ed io a lui.

Fu l'ultimo colpo all'irritazione che mi ribolliva dentro; ero dunque ben morto per quegli uomini, bene straniero ormai al loro consorzio, se si trattenevano dal mostrarsi cinici e scapati quali erano, e indossavano una cappa di convenienza, pesante a me più che a loro medesimi? Domandai di Gian Luigi Sideri. Era a Sestri a lavorare, solo. Com'è stato accolto il suo Lastrico dell'Inferno? chiesi.