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Aggiornato: 22 giugno 2025
E none cerca alcuna remunerazione né da me né dalle creature, perché elli è spogliato de l'amore mercennaio, cioè d'amare me per rispecto di sé, ed è vestito del lume perfecto, amando me schiectamente e senza alcuno rispecto, altro che a gloria e loda del nome mio, non servendo me per proprio dilecto né al proximo per propria utilitá, ma per puro amore.
Lasciate che passi, ordinò il magistrato cui la baronessa spiegò che, servendo la morta da lunghissimi anni, questa donna aveva goduto di tutta la sua confidenza.
Per quanto certi faccendieri dell'opinione pubblica, servendo al loro instituto, s'industrino di ripeterla ad ogni momento, essa nondimeno è tale che non può trovare ricapito che presso il volgo. Intendiamo per «volgo» i poveri d'intelletto, i poveri di buona fede, non i poveri di borsa. E di siffatto volgo a' romantici non cale piú che tanto.
XXII. Al Colonnello Luca Antonio Poi che rea sorte ingiustamente preme voi, ch'alto albergo sete di valore, sento, spirto gentil, un tal dolore, che con voi l'alma mia ne giace insieme. L'anima mia ne giace, e 'l petto geme, di non poter mostrar nel riso il core, a voi, cui bramo con perpetuo onore, piacer servendo, insino a l'ore estreme
PANFAGO. Nomi che si usano in Schiavonia. MANGONE. Amor, vien qua, non mi vòi tu servir con amore? PIRINO. Ben sarei discortese e villano, se, voi avendomi comprato con grande amore, non mi disponessi a servirvi con grandissimo amore. MANGONE. Servendomi lealmente, ti terrò da figlio, non da schiavo. PIRINO. Anzi, servendo voi, mi parrá di servire non un padrone, ma mio padre.
E giá mille altri han lasciato l'impresa, sol per esser la madre quel ch'ella è. Potria forse anco star; ché non è 'l primo miracol ch'abbia fatto, a' miei dí, l'oro. Ma non voglio che mai per mezzo mio faccia tal roffiania. TIMARO. Farei ancor peggio, per il padron, pur ch'ei mel comandasse. Che ne puoi perder tu? SIRO. Quello c'ho al mondo, servendo un fuor di senno e disperato. Ma ascolta.
Perciò conciliando, come suol dirsi, capra e cavoli, che cosa facevano le dame? serbavano il lutto stretto, e così abbrunate recavansi a teatro, che, a buoni conti, avea vita per esse. Alla medesima maniera andavano alle deliziose adunate della Marina ed alle funzioni di chiesa: servendo così a Dio ed a mammona.
Il sacerdote, continua il pio e rigoroso imperatore che prendeva sul serio il suo ufficio di pontefice massimo, deve non solo astenersi dai discorsi e dai libri sconvenienti, ma anche, e più ancora, dai pensieri tentatori, perchè è il pensiero che trascina la lingua. Egli deve conoscere tutti gli inni in onore degli dei, e fare le sue preghiere, pubblicamente e privatamente, tre volte al giorno, o, almeno all’alba ed al tramonto. Durante il periodo del suo servizio nel tempio, che, in Roma, è di trenta giorni, egli deve stare nel tempio, purificarsi coi riti prescritti, non andare nella sua casa privata, nè sulla piazza, non vedere i magistrati se non nel tempio, vivere filosofando e servendo gli dei. Compiuto il periodo e ritornato alla vita comune, potr
Voleva narrargli che era diffamato come uomo per avere abbandonato a Milano la moglie e un figlio senza pane; che era diffamato come giuocatore, per essere stato scoperto con le carte segnate in mano, era diffamato come giornalista per non essersi mai addimostrato fedele a nessuno, servendo meglio chi meglio lo pagava.
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