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Aggiornato: 21 giugno 2025
Va bene. Dalla Romea. E si lasciarono. Fra le segrete nemiche di Nan
Vi sono dei reporters specialisti per inchieste segrete, per investigazioni su misteri che la stessa polizia non è stata capace di scoprire, pronti a tutto per ottenere lo scopo.
Quanto alle segrete profferte di Ancardo si ha per certo, che si versavano sul cacciare via d'Italia ogni traccia di subiezione allo imperatore, conferendo a lui Carlo col titolo di Consolo la protezione di Roma.
E certo ella avrebbe parlato in tal forma, se Lapo le avesse domandato quali pensieri passavano per la sua mente, nelle ore più segrete, in cui il signore d'una donna s'atteggia più superbamente a padrone. Ma Lapo Buontalenti non chiedeva nulla. Egli era uno di quegli spiriti volgari, destinati a vincere nelle battaglie della vita, perchè hanno un'idea sola, e in quella appuntano tutti i loro desiderii, tutte le forze della loro volont
E per questo ogni uomo tra voi pronunzia ardito o mormora sommesso quel santo nome di Patria. Per questo i migliori fra voi muojono da mezzo secolo, martiri d'una IDEA, sul patibolo, nelle segrete o nella lenta agonia dell'esilio, col sorriso di chi intravede l'avvenire sul volto, colla parola ITALIA sul labbro.
Un giorno (17 luglio 1774) tre degli otto commissarî della Corte Capitaniale venivano catturati da una ronda delle Maestranze per un furto qualificato nel quartiere della Conceria (mandamento Castellammare) e condotti nella Carboniera, noto carcere dentro il palazzo del Comune. Il Duca di Villarosa, Capitano Giustiziere, se ne risente come di offesa alla sua persona; ed energicamente li reclama. Alla sua il capo ronda ne chiede giustizia sommaria. Il Pretore, Principe di Scordia, è in grave imbarazzo, e per gettare un po’ d’acqua sul fuoco e contentare il Villarosa fa trasportare in sedie volanti alle segrete del Castello i tre rei e li mette a disposizione del capo della Giustizia; ma per non dispiacere alle Maestranze li invia accompagnati dalle ronde di esse. Così d
Il padre Bonaventura non era uomo da lasciarsi leggere nell'animo; e il Collini medesimo, tanto più addentro di ogni altro nelle segrete cose, era a mala pena al frontispizio. Arturo, del resto, non cercava d'indovinar nulla. Aveva capito che c'era uno, il quale voleva male al Salvani, e non gli premeva punto di sapere il perchè, sebbene quest'uno sapesse il suo.
Il Tirolo era vietato a Carlo Alberto dalla diplomazia del 1815: la difesa del Veneto vietata in parte da segrete mene di governi stranieri e da speranze di lontani accordi coll'Austria, in parte e più assai dall'aborrimento, rivelato senza pudore, al vessillo repubblicano . I principi italiani coglievano, a ritrarsi o raffreddare gli spiriti, pretesto dalle mire ambiziose che i fautori dell'Italia del nord manifestavano imprudentemente, sconciamente, per ogni dove.
Le tappezzerie formavano come un'alcova intorno alle seggiole di Federico e del conte, e comprendevano nella specie di circolo da esse tracciato anche Camilla, che stava un po' più lungi. L'ambiente, l'ora, il luogo invitavano davvero a parlare di cose delicate e segrete.
Il sedicente suo protettore sperava giovarsi di lui per le sue mire segrete sulla padrona. Ma in che modo? Chi sa? Egli avrebbe fatto mostra di nulla, avrebbe aspettato, e poi, secondo le proposte e le condizioni e i casi, sarebbesi deciso. Non gli venne l'idea che sarebbe stata opera buona l'avvertire il padrone: ma questi avrebbe egli creduto?
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