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Aggiornato: 5 giugno 2025
E io a lui: «Per fede mi ti lego di far ciò che mi chiedi; ma io scoppio dentro ad un dubbio, s’io non me ne spiego. Prima era scempio, e ora è fatto doppio ne la sentenza tua, che mi fa certo qui, e altrove, quello ov’ io l’accoppio. Lo mondo è ben così tutto diserto d’ogne virtute, come tu mi sone, e di malizia gravido e coverto;
PANURGO. Fate quel che vi piace: non so che farvi. Perdonatemi, ho da fare a casa. Deh, se posso trovar uomo che me lo facci conoscere, se non il farò pentire d'aver posto piede in Napoli, voglio essere sbranato in mille parti! ESSANDRO. Ancora che fusse in mezzo un essercito de nemici, farò tal scempio di lui che non vo' che lasci segno alcuno d'esser stato nel mondo.
E quivi le solinghe rive, Ove sofferse il non temuto scempio, E come gli avvenisse a pien descrive. A l'esecrabile atto oltra ogni essempio Apre le luci di più viver schive La donna; e l'ombra apparsa più non vede; Sol pensa a quello annunzio, e vero il crede. E, poi che sorse il sol su l'emispero, Vien meco: Alcmano a ritrovare andiamo, Mi dice.
Ma non cinquanta volte fia raccesa la faccia de la donna che qui regge, che tu saprai quanto quell’ arte pesa. E se tu mai nel dolce mondo regge, dimmi: perché quel popolo è sì empio incontr’ a’ miei in ciascuna sua legge?». Ond’ io a lui: «Lo strazio e ’l grande scempio che fece l’Arbia colorata in rosso, tal orazion fa far nel nostro tempio».
Ora, questa figura di vergine fatidica, voi profani la immaginate immota, sorda, perfettamente distaccata da tutto quanto la circonda, seguendo, con gli occhi sbarrati nel vuoto, l'intima visione dell'imminente scempio d'Agamennone: e quando l'orrore è giunto ad un culmine insostenibile, prorompe in quel grido straziante. Nossignore, voi sentite e vedete male.
Come dentro son giunti, ed ella il posa Sovr'auree sete ed odorate tele, Indi le piaghe sue mira pensosa, Indi comincia a rinnovar querele: O di stato mortal grandezza odiosa! O spettacol di Regi empio e crudele! Ed io dannata a miserabil scempio Perchè ci nacqui d'infelici esempio?
Ma non cinquanta volte fia raccesa la faccia de la donna che qui regge, che tu saprai quanto quell’ arte pesa. E se tu mai nel dolce mondo regge, dimmi: perché quel popolo è sì empio incontr’ a’ miei in ciascuna sua legge?». Ond’ io a lui: «Lo strazio e ’l grande scempio che fece l’Arbia colorata in rosso, tal orazion fa far nel nostro tempio».
Tu pur di ferri, e di ceraste intorte Flagelli intorno a l'infocate arene; Ma quanti quì de la tartarea corte Ministri son, rinnovator di pene? In tanto a novo scempio, a nova morte Sorgon lassù fra lor l'armi terrene, Nè pria porr
Ma non cinquanta volte fia raccesa la faccia de la donna che qui regge, che tu saprai quanto quell'arte pesa. E se tu mai nel dolce mondo regge, dimmi: perche' quel popolo e` si` empio incontr'a' miei in ciascuna sua legge?>>. Ond'io a lui: <<Lo strazio e 'l grande scempio che fece l'Arbia colorata in rosso, tal orazion fa far nel nostro tempio>>.
Dato è a me in sorte una piú acerba pena di quella che si dice ne l'inferno portar Tantalo ingordo: perché a lui il veder sol quel ch'ama è duro scempio e non ne poter tôr; ma quel che 'l gusta e poi gli è tolto e 'l vede son fatt'io. Ché ben cognosco che quella persona debbe esser che si aspetta che la sposi: ond'io resto a me scherno e al mondo gioco.
Parola Del Giorno
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